L’eroe greco, ricordiamolo, pieno di risorse, capace di uscire con l’astuzia dalle situazioni più difficili. Escogitando lo stratagemma per antonomasia: espugnando l’inespugnabile Troia con un cavallo di legno zeppo di miliziani. Dopo quasi un decennio di inutili assedi – e non due scaramucce sulla spiaggia come nel film con Brad Pitt. Che anche a guardare la storia di Ulisse con gli occhi del popolino, che siamo tutti noi, verrebbe da dire che distruggere una città e sterminarne tutti gli abitanti perché un decennio prima il principe ereditario avrebbe concupito con la moglie poco più che adolescente di un anziano re ciccione, beh, lasciamo stare. Ma il punto è un altro: non siamo troppo ambiziosi nel voler battere il PD e pure fregandolo? Perché anche Dante, qualche secolo dopo, collocò l’illuso illusionista Ulisse all’inferno. Fra i consiglieri di frode. Lui illuse i troiani, ma dopo un’impresa così leggendaria s’illuse di poter illudere anche la morte, e schernire Dio.
Ma la punizione divina e la condanna di Dante avvennero davvero perché Ulisse osò andar oltre? O anche solo perché desiderò andar oltre, cercando il mistero, provando a capire il significato di tutto? A mangiare un’altra mela? Che riportato all’attuale significa: non si può pensare di sfidare il PD, perché lo stesso pensarlo è peccato. Non solo si perderà, ma lo si pagherà per l’eternità.Ma la candidatura di Elena Ugolini pareva voler andare oltre questi limiti, senza paura. Sfidare le colonne di Bonaccini. Perché come pensava lo stesso lo stesso Don Giussani, fondatore di quella Comunione e Liberazione della quale l’Ugolini è emanazione e propaggine, Ulisse non sbagliò nel cercare d’andare oltre. Cercare di superare i propri limiti è nella natura umana: solo l’uomo vecchio, quello perso, quello reazionario, quello rancoroso e invidioso imbriglia l’uomo giovane e gli impedisce di sentirsi veramente uomo. Andare oltre, rischiare, cercare, scoprire, sperare, amare, raggiungere è vita vera. Le colonne d’Ercole non sono il limite, ma sono l’inizio, la partenza verso l’oltre di se stessi.
Per questo non possiamo ambire a vincere l’Emilia Romagna con le armi perdenti di sempre. Con le polemiche sugli stranieri, sulle coop amiche, sulla tessera per lavorare, sui nonni partigiani e sugli anziani che votano lì finché muoiono. Non possiamo vincere con gli eredi degli eterni sconfitti del passato, fra crocifissi e busti del Duce in contrasto a falci e martelli. Possiamo vincere sperando di andare oltre. Ma attrezzandoci con i mezzi per andare oltre. E anche questa volta sarà per la prossima volta. Eli Gold