C’è chi parla di “famiglia alternativa” di ritorno alla natura. addirittura di libertà. Poi scopri che per “natura” intendono un secchio pieno di escrementi da compostare nel bosco e per 'libertà' una casa senza acqua, senza luce e senza muri sicuri. Ma il problema, dicono, è lo 'Stato cattivo' che osa disturbare tanta felicità... 'compostata'! È la solita favola italiana: quando c’è miseria, la si chiama 'stile di vita', quando quando c’è incuria, diventa 'scelta consapevole', infine quando interviene un giudice, allora sì, tutti a difendere la 'famiglia tradizionale e felice del bosco'.
Signori miei, in verità in verità vi dico che, ahimé la storia è più semplice e molto meno poetica, ergo del resto, ammettiamolo: chi di noi farebbe vivere i propri figli piccoli in condizioni che non augureremmo neppure a un cane randagio? E che mentre i cinni giocavano tra mosche e secchi pieni di escrementi, papà e mamma filosofeggiavano sulla 'purezza della vita selvaggia'. Ma, vedete, noi italiani abbiamo un talento speciale: riusciamo a trasformare una (passatemi il termine) 'tragedia igienica' in un dibattito morale, un compost toillet in un eremo spirituale e un rudere (pericolante: il certificato di idoneità statica, è di lunedì scorso) un manifesto contro il 'sistema'. Peccato che sempre il 'sistema', alla fine, abbia salvato solo i bambini, poiché del resto, tra vivere 'liberi' in una latrina ecologica e sedersi su un cesso vero, la scelta, in pratica l’hanno fatta loro.
Paride Puglia


