Gentile direttore,
Circa la mancata commemorazione di Luciano Pavarotti attraverso un evento pubblico in quel di Modena, allo sbigottimento si aggiunge il realismo: la città si sta progressivamente inviluppando in se stessa, in un processo che va dall'autoreferenzialità, all'individualismo, al vuoto conformismo di oggi.
Se ci fa caso, ci siamo ridotti a colmare il nostro ego con aperitivi, edonismo, celebrazione del sé.
Ergo, abbiamo perso la nostra identità, non riconosciamo quanto di buono c'è nel contesto in cui viviamo, ritenendolo un'eredità scomoda. La prova ne è data anche dal modo con cui viene tenuto il Teatro Comunale intitolato all'impareggiabile tenore e alla pressoché totale assenza di eventi di musica classica portati nelle piazze che, per quanto richiedano sforzi e risorse economiche, non sono impossibili da realizzare. Modena e Parma dovrebbero recare lo stendardo di tali iniziative, invece si sono ridotte all'anonimato.
Lo scrittore, poeta e drammaturgo Goethe diceva che si deve essere qualcosa per poter essere capaci di fare qualcosa: noi abbiamo rinunciato ad essere qualcosa.
Con amarezza,
Piergiorgio Filippini
Pavarotti dimenticato: così Modena ha perso la sua identità

Goethe diceva che si deve essere qualcosa per poter essere capaci di fare qualcosa: noi abbiamo rinunciato ad essere qualcosa
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