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Opinioni Lettere al Direttore

Referendum, ecco perché dire no al termine breve per la cittadinanza

Referendum, ecco perché dire no al termine breve per la cittadinanza

Ridurre il termine per la concessione a cinque anni di permanenza sul territorio sarebbe uno sfacelo


2 minuti di lettura

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Egregio Direttore,
la conversione odierna in legge del decreto che limita il riconoscimento della cittadinanza iure sanguinis a due generazioni è il primo passo fondamentale per ridare una dignità allo status di 'italiano', per troppi anni svilito da maglie sempre più larghe per la sua concessione.
In altri Paesi europei la cittadinanza viene riconosciuta solo se si dimostra una vera conoscenza della lingua, una vera permanenza sul territorio dello stato. Insomma, se davvero si dimostra di volere diventare dei bravi, onesti cittadini e non solo interessati ad entrare in possesso di documenti, utili per andare in altri paesi, o di godere di assistenza sanitaria qualificata e a costo zero e, in prospettiva, di pensione una sociale che vale cinque stipendi medi del Marocco, ad esempio...
Adesso è fondamentale votare no al prossimo referendum, perché ridurre il termine per la concessione a cinque anni di permanenza sul territorio sarebbe uno sfacelo!
Io provo molto fastidio nel vedere concedere la cittadinanza a persone che non sanno parlare la lingua, nonostante sia previsto un test di conoscenza che nessuno fa e, soprattutto, vedere fare dei calcoli ai futuri beneficiari in modo da portare in Italia pletore di figli ancora all'estero che, in quanto minorenni, vedrebbero riconosciuto in
automatico il loro status di cittadini.
Riconoscere con tanta facilità la cittadinanza impedirebbe l'espulsione per chi dimostri di non meritarla, magari finendo in galera o intraprendendo una 'attività professionale' al parco pubblico più vicino a casa. Una concessione a man bassa farebbe aumentare la percezione a chi è ancora all'estero e sogna di venire da noi che in Italia è tutto più semplice, che in un modo o nell'altro si riesce a fare tutto, che sia un trampolino di lancio per raggiungere il vero obiettivo.
Non si spiegherebbe altrimenti perché in media nei nostri comuni il 30% di chi proviene dai paesi del Nordafrica oggi sia iscritto AIRE e non stia più da noi. Però rientra nella forza votante (senza votare mai) e beneficia di servizi senza contribuire con un centesimo di tasse corrisposte.
Cordiali saluti
Nicola Rosati
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