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Per coronare il sogno dell'Unità d'Italia, il 3 febbraio 1831, Ciro Menotti, tentò il colpo di stato, a Modena, contro gli Estensi.
Menotti non aveva mai nascosto la propria propensione per un'idea d'Italia Unita. Nel 1817 si iscrisse, a soli 19 anni, alla Carboneria di Modena. La relazione tra Ciro Menotti e Francesco IV fu inizialmente tutt'altro che avversa. Infatti Menotti riteneva che il duca modenese fosse l'uomo giusto che avrebbe potuto portare una rivoluzione liberale. Tuttavia quando il duca capì che Menotti era pronto alla rivoluzione ebbe il timore di perdere il potere ducale.
Nel gennaio 1831 Ciro Menotti organizzò gli ultimi dettagli per iniziare la rivoluzione. Tra i suoi combattenti vi erano medici, fabbri, proprietari terrieri, ex ufficiali, ingegneri e artigiani.
Dopo aver incoraggiato le speranze dei patrioti liberali Francesco IV si spaventò della reazione militare dell'Austria; decise di smettere di appoggiare i cospiratori. Nella notte del 3 febbraio, 183 Menotti riunì i rivoluzionari in casa sua, ma Francesco IV fece circondare l'abitazione e ordinò l'arresto dei cospiratori. Ciro Menotti, insieme ad altri compagni, venne così catturato.
Bloccata a Modena l'insurrezione scoppiò però a Bologna, Parma e nei territori pontefici delle Marche e della Romagna. Francesco IV fu costretto a rifugiarsi a Mantova e portò con sé come prigioniero Ciro Menotti. Il mancato intervento francese segnò la rapida fine dei moti rivoluzionari: l'impero Asburgico riuscì a riconfermare l'ordine. La restaurazione portò con sé una scia sanguinosa di arresti e condanne. Uno delle vittime illustri della repressione fu proprio Ciro Menotti; venne condannato a morte per impiccagione il 23 maggio 1831
Redazione Pressa
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