Al fine di intensificare gli sforzi per prevenire i conflitti e contribuire alla pace e alla sicurezza dei rifugiati, l'ONU ha scelto la Giornata Mondiale del Rifugiato che si celebra ogni anno il 20 giugno.
L'obiettivo è anche quello di far conoscere i rifugiati attraverso i loro sogni e le loro speranze: prendersi cura della propria famiglia, avere un lavoro, andare a scuola e avere una casa.
Ai leader viene poi richiesto un programma per lo sviluppo di meccanismi nazionali di risposta rapida alle sfide poste dall'immigrazione e alla tratta di esseri umani.
È necessario il rafforzamento della cooperazione tra i principali attori (governi, ONG e organizzazioni internazionali).
Questa Giornata è l'occasione per ricordare le gravi mancanze da parte dei nostri stati europei nei confronti delle persone in fuga dai conflitti e dalle persecuzioni. L'Europa investe grandi somme nella chiusura delle proprie frontiere esterne e negozia accordi in materia di migrazione offrendo aiuti finanziari e concessioni politiche in cambio della riamissione e del rinvio di rifugiati.
Questo mercanteggiare è deleterio poiché considera sicuri per i rifugiati dei Paesi che non lo sono assolutamente.
Occorre certamente più solidarietà e aiuto fra i Governi e non conferire al primo paese di arrivo dei migranti la responsabilità della domanda di asilo. La posta in gioco riguarda ed è legata all'accoglienza e all'integrazione dei rifugiati e deve spingere, a tale scopo, tutti gli Stati a migliorare le politiche scolastiche, urbane e la gestione di tutta la collettività. Accogliere e integrare non è semplice, vale la pena però stimolare la nostra competitività, non per costruire nuove armi, ma investire per un mondo migliore.