Nel 2004 veniva approvata, in Italia. la legge 92, che istituiva il Giorno del Ricordo il 10 febbraio di ogni anno, al fine di non dimenticare tutte le vittime delle foibe, dell'esodo degli istriani, fiumani e dalmati dalle loro terre. In questa giornata si vuole fare memoria dei tragici fatti avvenuti nel confine nord orientale dell'area della Venezia Giulia e della Dalmazia durante e subito dopo la Seconda guerra Mondiale.
Con la disfatta tedesca del 1945. attraverso incursioni, l'esercito comunista del maresciallo Tito occupò Venezia Giulia e Istria. Tito consentì persecuzioni e soprusi nei confronti degli italiani residenti nella regione considerati oppositori del suo regime. La violenza del maresciallo si abbatté soprattutto sulla popolazione civile contraria all'annessione alla Jugoslavia e alla dittatura comunista.
Fu una vera e propria 'pulizia etnica': nostri connazionali furono vessati in campi di prigionia o gettati nelle foibe, profonde gole carsiche presenti in Venezia Giulia. Seconda una stima, ancora approssimativa, trovarono la morte tra 6.000 e 9.000 italiani. A tale massacro seguì l'esodo giuliano-dalmata, con un'emigrazione forzata dalla propria terra che coinvolse tra i 250.000 e 300.000 italiani. Si è scelto il 10 febbraio per la Giornata del Ricordo in quanto il 10 febbraio 1947 venne firmato il Trattato di Pace di Parigi, che confermava l'annessione alla Jugoslavia di quasi tutta la Venezia Giulia e di Zara.
Il Giorno del Ricordo rimane fondamentale per ricordare le vittime del massacro e dell'esodo forzato, nonché per stimolare una riflessione sulle conseguenze che ideologie nazionaliste-dittatoriali portano. La risposta deve essere un impegno sempre più forte verso inclusione e collaborazione tra persone e popoli, con la consapevolezza che i morti non hanno colore.