Il 14 ottobre1980 migliaia di impiegati della Fiat sfilarono per le strade di Torino in segno di protesta contro i picchettaggi che impedivano loro, da 35 giorni, di entrare in fabbrica.
La manifestazione ebbe come effetto quello di spingere il sindacato della Cgil a chiudere la vertenza con un accordo favorevole alla Fiat. La Marcia fu l'inizio di un cambio di relazioni tra grande azienda e sindacato nel Paese.
Nel 1980, a causa della crisi economica, la Fiat propose la cassa integrazione per 78.000 operai. Cesare Romiti, che era amministratore delegato della FIAT, usò una linea dura antisindacale. L'11 settembre 1980 l'azienda annunciò più di 14.000 licenziamenti. Il consiglio di fabbrica proclamò allora lo sciopero, cui fece seguito il blocco dei cancelli di Mirafiori e il picchettaggio degli accessi. Dopo 35 giorni di mobilitazione un gruppo di quadri e impiegati, decise di sfilare per le vie cittadine innalzando cartelli riportanti slogan quali, tra l'altro. 'Il lavoro si difende lavorando' e 'vogliamo la trattativa, non la morte della FIAT'. Al gruppo si aggregarono molte altre persone durante il cammino. La marcia ebbe l'effetto d'imprimere una svolta nelle trattative e i sindacati confederali giunsero a un compromesso con il quale la Fiat ritirò i licenziamenti e mantenne la cassa integrazione per 22.000 operai.
Per tutto il decennio a seguire non vi furono più a Torino manifestazioni sindacali di portata paragonabile a quelle avvenute nell'autunno del 1980.