Per tutelare e promuovere la figura di Adriano Olivetti e il suo pensiero, è stata costituita la Fondazione Adriano Olivetti con sede a Roma
27 febbraio 2025 alle 06:21
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Il 27 febbraio 1960 muore Adriano Olivetti, lasciando orfana un'azienda di macchine da scrivere, con 36.000 dipendenti e un progetto culturale e politico. Olivetti credeva che fosse possibile creare un equilibrio tra solidarietà sociale e profitto, tanto che l'organizzazione del lavoro comprendeva un'idea di felicità collettiva che generava efficienza. Gli operai vivevano condizioni migliori rispetto alle altre grandi aziende: ricevevano salari più alti, vi erano asili e abitazioni vicino alla fabbrica e i dipendenti godevano di convenzioni. Anche all'interno della fabbrica l'ambiente era diverso: durante le pause i dipendenti potevano servirsi delle biblioteche, ascoltare concerti, seguire dibattiti, e non c'era una divisione netta tra ingegneri e operai. L'azienda accoglieva artisti, scrittori, disegnatori e poeti, poiché Adriano riteneva che la fabbrica avesse bisogno non solo di tecnici ma anche di persone in grado di arricchire il lavoro con creatività. Olivetti credeva nell'idea di comunità unica, via per superare la divisione tra produzione e cultura. Voleva creare una fondazione composta da diverse forze vive: azionisti, enti pubblici, università e rappresentanti dei lavoratori, in modo da eliminare le differenze economiche, ideologiche e politiche. Il sogno di Adriano era di riuscire ad ampliare il progetto a livello nazionale, in modo che quello della comunità fosse il fine ultimo. Per tutelare e promuovere la figura di Adriano Olivetti e il suo pensiero, è stata costituita la Fondazione Adriano Olivetti con sede a Roma e a Ivrea per volontà di familiari, amici e collaboratori, con l'intenzione di raccogliere e sviluppare l'impegno civile, sociale e politico che ha distinto l'operato del bravo imprenditore nel corso della sua vita.
Redazione Pressa
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