Vittorio Alfieri morì a Firenze l'8 ottobre 1803; considerato il maggiore poeta del ì700 italiano, ebbe una vita piuttosto avventurosa, il suo carattere tormentato lo rese precursore delle inquietudini romantiche. La sua infanzia fu funestata dalla perdita del padre e del suo affido ad un precettore, dopo le nuove nozze della madre.
Sin da ragazzo visse in malinconia e solitudine. Dopo aver rinunciato al proprio titolo nobiliare, Alfieri visse a Firenze e poi a Roma e Parigi: non riusciva a fermarsi in nessun posto ed era sempre insoddisfatto e scontento. Rimase tormentato fino a quando non comprese la sua vocazione poetica, che riempì tutta la sua vita.
In un lasso di tempo relativamente breve scrisse 22 tragedie, tra cui Antonio e Cleopatra e Saul. Alfieri compose anche numerose altre opere che divennero veri e propri simboli per gli intellettuali del Risorgimento.
Per Alfieri la libertà è l'esigenza principale di ogni uomo e rappresenta la chiave della sua esistenza. Egli lotta contro ogni forma di tirannide ed è sempre pronto a scontrarsi. Alfieri è un uomo sempre in conflitto con realtà politiche che sono oppressive o mediocri; egli esprime le sue idee sociali senza abbandonare la sua vena satirica e il suo classicismo.
Alfieri ha amato i paesaggi desolati e orridi, selvaggi e maestosi. Il silenzio di quei luoghi disabitati e naturali ispirava in lui 'idee fantastiche, malinconiche e grandiose'. Le 'immagini terribili e pazze' facevano proiettare romanticamente il suo io nei luoghi.
Muore Vittorio Alfieri: 8 ottobre 1803

Per Alfieri la libertà è l'esigenza principale di ogni uomo e rappresenta la chiave della sua esistenza
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