Le cosiddette 5 giornate di Milano sono un episodio di insurrezione armata avvenuto tra il 18 e il 23 marzo 1848 nell'allora capitale del Regno Lombardo Veneto, che portò alla temporanea liberazione della città dal dominio austriaco.
Durante l'arco delle prime 3 giornate di conflitto le forze armate austriache si dimostrarono in difficoltà contro i cittadini milanesi, costringendole a chiedere l'armistizio il 20 marzo del 1848, sotto la costruzione di un governo provvisorio da parte della popolazione. Nella giornata del 21 marzo le forze dell'esercito rivoluzionario arrivarono a conquistare tutte le caserme controllate dalle forze austriache, costringendo il Maresciallo Radetzky a dichiarare la ritirata.
Radetzky inviò anche un'offerta di tregua che divise il Consiglio di guerra tra moderati e democratici. A detta dei moderati, l'intervento delle truppe sabaude era necessario per sconfiggere l'esercito austriaco. Diversa invece la posizione dei democratici, con in testa Cattaneo, essi erano convinti che la rivoluzione avrebbe trionfato anche senza ricevere aiuti dal Re di Sardegna. Alla fine prevalse punto di vista dei democratici e l'armistizio fu rifiutato e si ritornò a combattere. Il 22 marzo le strade di Milano erano sotto il controllo degli insorti. Terminati i combattimenti e cacciati gli austriaci, il 23 marzo del 1848, la città di Milano veniva dichiarata ufficialmente libera dall'opposizione austriaca, sotto la formazione di un nuovo governo. Forte della ribellione e della vittoria dei milanesi, Re Carlo Alberto decise di dichiarare guerra all'impero Austro-Ungarico, promuovendo la formazione di forze militari dal Veneto e dalla Lombardia, proclamando l'inizio della Prima guerra di indipendenza.