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Commercio: con le liberalizzazioni meno negozi e più precarietà

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Convegno CGIL per tracciare un bilancio ad otto anni dal Salva Italia


Commercio: con le liberalizzazioni meno negozi e più precarietà
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Meno negozi (soprattutto italiani) a Modena, mentre gli occupati del commercio in generale aumentano (ma occhio al dato della precarieta'). Ci sono piu' supermercati alimentari, tra l'altro, e soprattutto cresce la superficie di vendita degli ipermercati, dove pero' i lavoratori calano. È l'effetto modenese di otto anni di liberalizzazioni nel mondo del commercio, innescati dall'allora Governo Monti e dal suo Salva Italia, certificato dai dati camerali che la Cgil ha diffuso in un convegno ad hoc, invitando associazioni dei consumatori e parlamentari oltre al sindaco Gian Carlo Muzzarelli.

Si parte con un video di una bimba che parla dei propri genitori che lavorano nei giorni festivi, e la segretaria territoriale Filcams-Cgil Laura Petrillo evidenzia: 'Anche a Modena lievitano le strutture della grande distribuzione, a scapito dei piccoli e dei medi operatori.

Sono questi che hanno pagato il prezzo piu' alto delle liberalizzazioni, mentre i grandi reggono meglio i costi di un'apertura sette giorni su sette. Il tutto con tante ricadute sui tempi di vita dei lavoratori'.

Come indicano i numeri della Camera di commercio, a livello locale i negozi italiani attivi sono passati dagli 8.521 del 2014 agli 8.329 del 2018 e agli 8.191 del settembre scorso. Quelli stranieri, invece, sono aumentati dai 967 del 2014 ai 1.092 del 2018 e ai 1.102 di settembre. Gli esercizi gestiti da italiani passano dunque dall'89,81% di cinque anni fa all'88,41% del 2018 e a 88,14% di settembre, i secondi dal 10,19% all'11,59% e all'11,86%. Complessivamente, in ogni caso, ci sono meno punti vendita a livello locale: nel 2014 erano in tutto 9.488, calati a 9.421 l'anno scorso e a 9.293 a settembre.

Considerando poi gli occupati del settore, si passa in totale dai 19.121 del 2014 ai 22.378 del 2018 e ai 22.136 di settembre.

Emerge un +3.015 addetti ma 'il dato andrebbe analizzato- segnala Ettore Ghidoni dell'ufficio bilanci della Cgil- per capire se ci troviamo di fronte ad un aumento di qualita' o piuttosto di precarieta''.

Per quanto riguarda i supermercati alimentari, saliti dal 2009 al 2018 da 115 a 141 esercizi, la superficie media passa da 667 metri quadri a 755. E gli iper? Nel periodo considerato non cambiano tanto come presenza, salendo da 11 a 12, ma ancora una volta cambia la superficie: da quota 64.208 metri quadri di 10 anni fa si lievita a 82.033 dell'anno scorso.

Rimarca Petrillo sul nodo delle chiusure: 'Mentre nei giorni festivi andrebbero chiusi i punti vendita, c'e' poi il tema del lavoro domenicale che sarebbe da riconsegnare agli enti locali a suon di nuovi tavoli, per incrociare le esigenze di produttori, lavoratori e consumatori. A Modena avevamo tentato di favorire una soluzione tra le varie catene, ma di fatto siamo ancora al decreto Monti. Ci sono sei proposte in Parlamento che, per ora, restano un nulla di fatto'. La segretaria Filcams cita anche la questione della liberalizzazione delle nuove aperture di sito, quindi agendo sulle licenze, non solo su giorni e orari: 'Bisogna tenere su questo un occhio ben aperto alle ricadute e all'impatto ambientale, aggiunge Petrillo. Muzzarelli, da parte sua, non da oggi professa il saldo zero nel consumo di suolo ma ha sempre mantenuto una porta aperta, tuttavia, a chi chiede di espandersi generando comunque lavoro e sviluppo dell'indotto.

Redazione Pressa
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