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Il podio della ricchezza dei Paperoni italiani di Piazza Affari del 2024 parla quattro lingue, ma (incredibile ma vero) nessuna di queste è l’italiano. Al momento di scattare la foto di questa nuova edizione della tradizionale classifica di Ferragosto di MF-Milano Finanza (alla chiusura di borsa del 2 agosto scorso), a indossare la medaglia di bronzo c’è, infatti, John Elkann (10,5 miliardi di euro), in rappresentanza della dinastia Agnelli-Elkann-Nasi e della holding Exor, dal 2022 quotata solo in Olanda.
La medaglia d’argento – una conferma del 2023 – è al collo del duo Miuccia Prada-Patrizio Bertelli (13,9 miliardi): la casa di alta moda, nonostante i vari rumors di dual listing a Milano, svolge le sue negoziazioni a Hong Kong, regione amministrativa speciale sotto il governo di Pechino, dove vige il bilinguismo cinese-inglese.
Mentre l’oro, che sembra ormai inscalfibile, se lo aggiudicano gli eredi di Leonardo Del Vecchio (39,4 miliardi) che, seppur presenti a Piazza Affari con varie partecipazioni tra cui Generali, Mediobanca e Unicredit, devono la stragrande maggioranza della loro ricchezza azionaria al loro 32,5% detenuto nel colosso francese degli occhiali Essilorluxottica.
Insomma, quello che emerge dalla consueta classifica dei Paperoni di borsa è una tendenza in atto ormai da tempo: la ricchezza si sta spostando da Piazza Affari in cerca di altri lidi, magari più convenienti a livello fiscale o più presidiati da investitori istituzionali di peso. Per trovare il primo italiano che abbia sede anche sul listino milanese bisogna scendere alla quarta posizione. Qui i fratelli Gianfelice e Paolo Rocca, forti della loro quota di controllo di Tenaris (che è quotata anche in altri mercati tra cui Messico e Argentina) da 9,2 miliardi, riescono a conquistarsi la – metaforica – convocazione al Quirinale da parte del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Convocazione che, da questa Olimpiade, è stata estesa anche alle medaglie di legno (i quarti posti) di cui l’Italia si è aggiudicata il primo posto nel medagliere di Parigi. Se servisse una prova del nove, basterebbe guardare alla ricchezza aggregata dei Paperoni: depurato dai primi tre nomi, che tengono il dato in sostanziale equilibrio rispetto al 2023, il valore delle partecipazioni azionarie dei multimilionari tricolore si è impoverito di quasi il 6%, passando da 145 a 137 miliardi. Il tutto a fronte di un indice Ftse Mib che, nello stesso lasso di tempo (3 agosto 2023-2 agosto 2024), si è apprezzato del 9%. Sul dato, non va dimenticato, hanno pesato anche alcuni delisting importanti, cui non hanno fatto da contraltare ipo altrettanto significative.
Se ci si sposta dal quadro d’insieme alle singole realtà si possono trovare anche alcune storie interessanti. A cominciare dalle grandi dinastie imprenditoriali italiane. Oltre agli irraggiungibili Del Vecchio e alla riconquista del podio da parte degli Agnelli, in sesta posizione (due le piazze guadagnate) risalgono i Benetton. Dal 2022 orfana di Atlantia – oggi si chiama Mundys ed è una società privata –, la famiglia di Ponzano Veneto ha una ricchezza azionaria di 5,6 miliardi, grazie a partecipazioni di peso in una serie di realtà quotate tra cui Generali, Mediobanca e Cellnex.
Un’altra grande dinastia, quella dei Berlusconi, risale ben quattro posizioni e torna a insidiare la top 10, guadagnandosi il tredicesimo posto nel ranking. Il portafoglio della Fininvest, la cassaforte degli eredi del Cavaliere, si è apprezzata nell’ultimo anno di oltre il 20% grazie alle performance di borsa di Mfe, Mondadori e Banca Mediolanum e ora vale circa 3,4 miliardi. Proprio Banca Mediolanum, gioiello del risparmio gestito italiano nato dal sodalizio tra Ennio Doris e Silvio Berlusconi, ha fatto la fortuna in borsa degli eredi di Ennio (Sara e Massimo) e di sua moglie Lina Tombolato: il terzetto può contare oggi su una ricchezza azionaria di oltre 3 miliardi (+17% annuo), frutto della quota di maggioranza relativa in Mediolanum e dello 0,53% in Mediobanca, interamente conferito all’accordo di consultazione tra i soci della merchant bank milanese.
Almeno altri due Paperoni presenti in top 10 meritano una menzione d’onore. Il primo è Piero Ferrari: quinto posto in classifica, un aumento delle consistenze azionarie del 37% (sopra gli 8 miliardi) grazie al boom borsistico della Rossa di Maranello, divenuto il titolo più capitalizzato di Piazza Affari. Ormai da anni uno status symbol dello stile di vita di altissima fascia a livello mondiale, la Ferrari è riuscita a smarcarsi sia dalle turbolenze del settore auto, sia da quelle (forse ancor più profonde) del comparto lusso, correndo un gran premio – metaforico, s’intende – diverso rispetto a tutti gli altri titoli quotati a Milano. Una corsa che si è riflessa anche nel patrimonio di Piero, erede dello storico fondatore Enzo.
L’altra menzione d’onore va a Francesco Gaetano Caltagirone. Il costruttore romano, ormai un investitore di professione grazie alle sue partecipazioni (e alle bagarre nelle governance) in Mediobanca e Generali, ha scalato quattro posizioni in classifica, sfiorando i 5,4 miliardi (+34% annuo) e aggiudicandosi il settimo posto in classifica.
Dalla graduatoria di quest’anno mancano infine alcuni storici habitué del ranking dei Paperoni. La famiglia Moratti è uscita completamente della graduatoria dopo la vendita delle quote di Saras e ora si dedica principalmente a investimenti in startup e aziende non quotate. Rimane invece, seppur con una quota fortemente ridimensionata (79 milioni contro i 940 del 2023) Diego Della Valle: senza più Tod’s, uscita dalla borsa dopo l’opa promossa dal fondo L Catterton, l’imprenditore marchigiano ha partecipazioni di minoranza solo in Piaggio e Rcs.
Redazione Pressa
La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, .. Continua >>