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Secondo un rapporto pubblicato dall’Osservatorio dell’OCSE, dal nome “Revenue statistics 2024”, l’Italia ha conquistato la medaglia di bronzo nella classifica dei Paesi con la maggiore pressione fiscale.
L’Italia infatti, dati riferiti all’anno 2023, si posiziona al terzo posto, tra i trentotto Paesi membri dell’ OCSE, con una pressione fiscale (rapporto tra tassazione e PIL) del 42,8%, dopo Danimarca con il 43,4% e la Francia che occupa il primo posto con il 43,8%. Ultima in classifica, probabilmente per la gioia dei contribuenti, è il Messico con il 17,7%.
Per noi italiani un primato di cui non andiamo senz’altro fieri, avendo un rapporto alquanto controverso con il fisco. Stessa cosa non si può dire per i danesi, fieri invece di dare il loro contributo al sostentamento dello Stato, avendo un welfare state che assiste i danesi dall’infanzia fino alla fine dei loro giorni.
La media dei Paesi membri è del 33,9%, leggermente al di sotto rispetto ai due anni precedenti, ma al di sopra di circa 0,5 punti percentuali rispetto al periodo pre-pandemia.
Nel 2023 la pressione fiscale è aumentata presso la metà dei Paesi OCSE, è diminuita nel 47,2% dei Paesi ed è rimasta sostanzialmente invariata in un Paese: l’Italia.
Gli aumenti maggiori, di almeno 2,5 punti percentuali, hanno interessato il Lussemburgo, la Colombia e la Turchia, mentre i cali maggiori, di almeno 3,0 punti percentuali, si sono avuti in Israele, Corea del Sud e Cile.
L’Italia, che registra forse una delle maggiori evasioni fiscali tra i Paesi OCSE, che pesa poco più del 4% del PIL, ha visto i propri cittadini contribuire alle casse dello Stato in ugual misura rispetto agli anni precedenti, contro invece il 50% dei Paesi membri che ha subito un aumento della pressione fiscale.
Dato che se aggiunto a quello dell’evasione fiscale, non è particolarmente confortante, perché va precisato che negli ultimi anni in Italia i politici che hanno governato il nostro Paese, hanno sostanzialmente diminuito la spesa pubblica soprattutto nei servizi sanitari e nella cultura. Per quanto riguarda quest’ultima, si sa che nel nostro amato Paese, ai nostri governanti, per lo meno a quelli attuali, poco importa. Ed è un peccato, perché va sottolineato che il turismo in Italia, che è fortemente collegato alla cultura, rappresenta il 5% del PIL e circa il 6% dell’occupazione totale.
Ma come si rapportano gli altri Paese europei con il fenomeno dell’evasione fiscale?
Secondo un rapporto del Mef (Ministero dell’Economia e delle Finanze), anche se negli ultimi anni l’evasione fiscale è diminuita di quasi un punto percentuale, resta comunque elevata nel confronto europeo.
Secondo infatti un’indagine svolta dal “Center for Social and Economic Research” della Commissione europea, sull’evasione fiscale dell’imposta indiretta sul valore aggiunto (l’IVA), che è di facile valutazione, nel 2019 l’Italia occupava il quinto posto tra i Paesi dell’UE con il 21,3% sul totale. Seguivano Lettonia (21,4%), Malta (23,5%), Lituania (25,8%) e Romania (34,9%) al primo posto.
Andrea Lodi