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Modena soffoca per smog, la sua provincia pure. In quello che è considerato il nemico numero uno per la salute pubblica, ovvero il dato relativo alla concentrazione di PM10. Il numero di giornate di sforamento dei valori limite nella concenrazione di polveri sottili, non solo è al di sopra di quello consentito (35) in tutte le centraline sparse per la provincia (esclusa quella di Gavello di Mirandola), ma i numeri confermano che il 2017 sarà di gran lunga peggiore anche rispetto al non certo brillante 2016. Basta il dato della centralina di via Giardini, a Modena dove ieri, giovedì 19 ottobre, la concentrazione di microgrammi al metro cubo di polveri segnava valore 81 rispetto al limite di 50. Le giornate di sforamento registrate nel 2016 dalla centralina erano 40.
A più di due mesi dalla fine del 2017, sono già 49, ovvero 14 al di sopra della soglia fissata per legge a 35.
Così come nella sola apparentemente più salubre estrema periferia a nord di Modena (dove insistono le polveri in uscita dal camino dall'inceneritore che anche quest''anno brucierà circa 220mila tonnellate di rifiuti, anche speciali, da tutta Italia). Il resto della situazione della provincia è chiara nel bollettino (che sembra di guerra) dell'Arpae. Giornata nera, ieri, con quasi tutti i valori di concentrazione di polveri superiori a 70. Da Carpi a Fiorano, dalla centralina di via Tagliati a Modena a quella di Parco Ferrari. Valori proibitivi che obbligano a finestre chiuse anche in caso di belle giornate, e a trasformare anche una corsetta serale respirando a pieni polmoni, in una pratica nociva per la salute.
Il commentoElementi che pur al netto della particolare condizione geografica e climatica della pianura padana e del calo drastico delle precipitazione, impone una riflessione seria e senza preconcetti e soprattutto scevra da interessi di parte sul modello che fino ad ora ha fatto da spina dorsale alle politiche regionali anti-smog. Perché se e è vero come è vero che il traffico urbano veicolare costituisce uno degli elementi principali nell'aumento della concentrazione delle PM 10 allora bisogna prendere atto, in maniera critica, e a tutti i livelli istituzionali, che i provvedimenti ed i divieti imposti negli anni per garantire un cambio pressoché totale del parco mezzi, aumentando sempre più la scala dei numeri dopo la parola Euro (fino a 5 ed oltre) non conta nulla se non inserita in sistema di interventi che riguardano la produzione industriale, gli impianti civili di riscaldamento (su quali si agisce soltanto in una logica di riduzione del danno imponendo il fittizio divieto di riduzione di un grado negli uffici, che le tante segnalazioni arrivate in questi giorni confermano essere proprio il pubblico a non rispettare) e, a Modena, sulle logiche che spingono a tutto gas un inceneritore (che è rimasto tale senza mai diventare un termovalorizzatore), che oggi serve soprattutto a riempire le casse di Hera che, oltre a guadagnare dall'incenerimento, produce energia elettrica da vendere al gestore, anziché calore per riscaldare (come doveva essere), migliaia di alloggi in quartieri mai costruiti. Perché le responsabilità, così come i divieti, devono essere condivisi.
Gianni Galeotti
Redazione Pressa
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