Spes contra spem, Papa in piazza San Pietro: 'Buona Domenica delle Palme'
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Spes contra spem, Papa in piazza San Pietro: 'Buona Domenica delle Palme'

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Il Pontefice, che già ieri era stato a sorpresa a Santa Maria Maggiore, è giunto in piazza in sedia a rotelle, ma senza i naselli per l’ossigeno


Spes contra spem, Papa in piazza San Pietro: 'Buona Domenica delle Palme'
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'Buona Domenica delle Palme, buona Settimana Santa'. Così Papa Francesco ha rivolto un breve saluto ai fedeli in piazza San Pietro, dove si è recato al termine della messa celebrata per la Domenica delle Palme dal cardinale Leonardo Sandri.
Il Pontefice, che già ieri era stato a sorpresa a Santa Maria Maggiore per una preghiera, è giunto in piazza in sedia a rotelle, ma senza i naselli per l’ossigeno, e ha salutato numerosi fedeli.
'Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. È così che la folla acclama Gesù, mentre entra in Gerusalemme. Il Messia passa dalla porta della città santa, spalancata per accogliere Colui che pochi giorni dopo ne uscirà maledetto e condannato, carico della croce.

Oggi anche noi abbiamo seguito Gesù, prima con un corteo festoso e poi su una via dolorosa, inaugurando la Settimana Santa che ci prepara a celebrare la passione, morte e risurrezione del Signore'. Così Papa Francesco nell’omelia per la Domenica delle Palme, letta in piazza San Pietro dal cardinale Leonardo Sandri.
'Mentre guardiamo, tra la folla, i volti dei soldati e le lacrime delle donne, la nostra attenzione viene attirata da uno sconosciuto, il cui nome entra nel Vangelo all’improvviso: Simone di Cirene – prosegue l’omelia -. Quest’uomo viene preso dai soldati, che “gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù” (Lc 23,26). Arrivava in quel momento dalla campagna, passava di là, e si è imbattuto in una vicenda che lo travolge, come il pesante legno sulle sue spalle.
Mentre siamo in cammino verso il Calvario, riflettiamo un momento sul gesto di Simone, cerchiamo il suo cuore, seguiamo il suo passo accanto a Gesù. Anzitutto il suo gesto, che è così ambivalente. Da un lato, infatti, il Cireneo viene obbligato a portare la croce: non aiuta Gesù per convinzione, ma per costrizione. Dall’altro, egli si trova a partecipare in prima persona alla passione del Signore. La croce di Gesù diventa la croce di Simone. Non però di quel Simone detto Pietro che aveva promesso di seguire sempre il Maestro. Quel Simone è scomparso nella notte del tradimento, dopo aver proclamato: “Signore, con te sono pronto ad andare anche in prigione e alla morte” (Lc 22,33). Dietro a Gesù non cammina ora il discepolo, ma questo cireneo. Eppure il Maestro aveva insegnato chiaramente: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua” (Lc 9,23). Simone di Galilea dice, ma non fa. Simone di Cirene fa, ma non dice: tra lui e Gesù non c’è alcun dialogo, non viene pronunciata una parola. Tra lui e Gesù c’è solo il legno della croce'.
'Oggi, Domenica delle Palme, nel Vangelo abbiamo ascoltato il racconto della Passione del Signore secondo Luca (cfr Lc 22,14-23,56). Abbiamo sentito Gesù rivolgersi più volte al Padre: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà” (22,42); “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno” (23,34); “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” (23,46). Indifeso e umiliato, l’abbiamo visto camminare verso la croce con i sentimenti e il cuore di un bambino aggrappato al collo del suo papà, fragile nella carne, ma forte nell’abbandono fiducioso, fino ad addormentarsi, nella morte, tra le sue braccia - ha proseguito il Papa nel testo preparato per l’Angelus -. Sono sentimenti che la liturgia ci chiama a contemplare e a fare nostri. Tutti abbiamo dolori, fisici o morali, e la fede ci aiuta a non cedere alla disperazione, non chiuderci nell’amarezza, ma ad affrontarli sentendoci avvolti, come Gesù, dall’abbraccio provvidente e misericordioso del Padre. Sorelle e fratelli, vi ringrazio tanto per le vostre preghiere. In questo momento di debolezza fisica mi aiutano a sentire ancora di più la vicinanza, la compassione e la tenerezza di Dio. Anch’io prego per voi, e vi chiedo di affidare con me al Signore tutti i sofferenti, specialmente chi è colpito dalla guerra, dalla povertà o dai disastri naturali. In particolare, Dio accolga nella sua pace le vittime del crollo di un locale a Santo Domingo, e conforti i loro familiari. Il 15 aprile ricorrerà il secondo triste anniversario dell’inizio del conflitto in Sudan, con migliaia di morti e milioni di famiglie costrette ad abbandonare le proprie case. La sofferenza dei bambini, delle donne e delle persone vulnerabili grida al cielo e ci implora di agire. Rinnovo il mio appello alle parti coinvolte, affinché pongano fine alle violenze e intraprendano percorsi di dialogo, e alla Comunità internazionale, perché non manchino gli aiuti essenziali alle popolazioni. E ricordiamo anche il Libano, dove cinquant’anni fa cominciò la tragica guerra civile: con l’aiuto di Dio possa vivere in pace e prosperità – prosegue il Pontefice -. Venga finalmente la pace nella martoriata Ucraina, in Palestina, Israele, Repubblica Democratica del Congo, Myanmar, Sud Sudan. Maria, Madre Addolorata, ci ottenga questa grazia e ci aiuti a vivere con fede la Settimana Santa'.
Foto Italpress

Redazione Pressa
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