Università Bologna, documenti falsi per ottenere un milione di euro con borse di studio
Il sistema fraudolento è stato ideato da cinque soggetti di origine asiatica, di cui tre ex studenti dell’Ateneo bolognese
Il sistema, ideato da cinque soggetti di origine asiatica, di cui tre ex studenti dell’Ateneo bolognese, prevedeva la falsificazione della documentazione che i connazionali appena iscritti ai corsi universitari dovevano allegare alle istanze per ottenere il sussidio economico da Ergo.
In alcune circostanze è stata riscontrata la materiale contraffazione delle attestazioni consolari relative alla certificazione dei redditi dei rispettivi nuclei familiari nel paese d’origine, in quanto disconosciute dallo stesso Consolato riportato nei documenti. Tuttavia, nella maggior parte dei casi sono stati rinvenuti falsi contratti di affitto ovvero l’inserimento dei nominativi degli studenti in atti di locazione già stipulati da ignari affittuari, al fine di simulare, nei confronti dell’Ente erogatore, il sostenimento delle spese di affitto.
Dai controlli svolti, infatti, sono stati individuati alcuni monolocali di pochi metri quadrati nei quali, dai contratti d’affitto contraffatti, risultavano convivere oltre dieci tra studenti e studentesse, quando in realtà gli stessi venivano ospitati da amici e conoscenti a titolo gratuito.
L’attività illecita si basava sul passaparola all’interno della comunità universitaria e fruttava agli ideatori dai 300 ai 600 euro per ciascuna domanda presentata, a seconda dell’importo della borsa di studio ottenuta. Le risultanze dell’attività investigativa hanno messo in luce anche il ruolo di un’agenzia immobiliare presumibilmente compiacente con gli ideatori del sistema.
Le indagini, effettuate dal primo Nucleo Operativo Metropolitano, hanno avuto origine dalle segnalazioni della Ergo a seguito dei controlli a campione, relativi alle annualità dal 2018 al 2021, svolti dallo stesso Ente regionale sulle numerose domande – circa 25.000 all’anno – inoltrate per l’ottenimento di una borsa di studio. Proprio grazie alla sinergia tra la Guardia di Finanza e la Ergo, supportata dalla Procura della Repubblica di Bologna, è stato possibile bloccare l’erogazione di finanziamenti per quasi 400 mila euro e ottenere la restituzione, a oggi, di oltre 200mila euro.
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