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'Oggi da Bobbio abbiamo lanciato il più grande piano verde nella storia della nostra Regione. Un investimento da oltre 14 milioni di euro, per piantare in 5 anni 4,5 milioni di alberi: i primi 500mila già entro fine 2020. Grazie ad un bando sono stati individuati i primi 21 vivai dove i cittadini potranno ritirare le piante gratuitamente'. Così un entusiasta Bonaccini ieri, vanga in mano e jeans col risvoltino.
Ma a raffreddare le micce dei fuochi d'artificio del presidente-contadino, dopo l'attacco di qualche mese fa dei 5 Stelle che con la consigliere Piccinini parlarono di bando-flop (qui l'articolo), ci hanno pensato ieri i Verdi in Regione, partito che fa parte della maggioranza.
Il progetto della Giunta regionale di mettere a dimora 4,5 milioni di alberi in Emilia-Romagna, uno per ogni cittadino della regione, presentato oggi a Bobbio, trae origine da una proposta dei Verdi ispirata all'appello dell’associazione 'Laudato sì' di piantare 60 milioni di nuovi alberi, uno per ogni italiano. “Siamo quindi soddisfatti che la Giunta l'abbia assunta come programma di mandato, e che oggi ne avvii l'attuazione - dichiarano Silvia Zamboni, vicepresidente dell’Assemblea legislativa e Capogruppo di Europa Verde e Paolo Galletti, co-portavoce regionale dei Verdi-Europa Verde -. Come contributo alla realizzazione del progetto, giovedì scorso, in spirito di costruttiva collaborazione, abbiamo trasmesso all’assessore regionale all’Ambiente Irene Priolo un documento con le proposte elaborate dal gruppo interdisciplinare di esperti della Federazione dei Verdi e del comitato scientifico. Il documento definisce obiettivi, strumenti, metodi e strategie di un programma di durata pluriennale finalizzato ad affrontare l’emergenza climatica e ambientale che si può sintetizzare nei seguenti punti:
- I 4,5 milioni di nuovi alberi non vanno computati all’interno di misure di compensazione di opere di nuova realizzazione come autostrade e centri commerciali
- Occorre modificare la prassi dei tagli di alberi estesi e generalizzati in ambienti fluviali
- No alla monetizzazione delle dotazioni territoriali di aree verdi nelle città
- Per la messa a dimora degli alberi privilegiare le zone densamente abitate e sede di insediamenti produttivi a partire dal censimento delle aree di proprietà pubblica e del demanio (anche fluviale)
- Ricostituire i vivai regionali, uno per provincia. Produrre alberi ed essenze autoctoni, adatti al territorio e resilienti al cambiamento climatico è fondamentale per ricostruire il paesaggio perduto
- Istituire una cabina di regia dedicata alla realizzazione e al monitoraggio del progetto
- Attuare nei centri urbanizzati la Strategia Nazionale del Verde Urbano (Legge 10/2013)
- Sviluppare ecosistemi del verde che promuovano la plurifunzionalità dei servizi naturali offerti
- Utilizzare il nuovo Piano di Sviluppo Rurale quale strumento strategico anche per reperire risorse finanziarie comunitarie (“Next Generation EU” conosciuto come “Recovery fund”)
- Realizzare fasce boscate attorno alle infrastrutture viarie extraurbane, agli inceneritori, agli allevamenti.
Nel frattempo sottoscriviamo la richiesta dei nostri esperti che si fermino gli abbattimenti previsti dal DL 3 aprile 2018 n. 34 che permette il taglio indiscriminato dei boschi senza distinguere tra boschi di produzione e boschi di conservazione al fine di recuperare biomasse - concludono Zamboni e Galletti. Abbattere boschi maturi per ripiantare alberelli che impiegheranno decine di anni a crescere determina un evidente scompenso nel bilancio della CO2”.
Redazione Pressa
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