Da anni Lapressa.it offre una informazione libera e indipendente ai suoi lettori senza nessun tipo di contributo pubblico. La pubblicità dei privati copre parte dei costi, ma non è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge, e ci segue, di darci, se crede, un contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di
modenesi ed emiliano-romagnoli che ci leggono quotidianamente, è fondamentale.
Tutto pronto per il rinnovo del Consiglio della Camera di Commercio, che si insedierà ufficialmente il 9 luglio, il giorno dopo la scadenza dell'attuale Consiglio. Nelle prossime settimane avverrà infatti la votazione dei consiglieri – che passeranno da 40 a 25 - sulla base delle candidature pervenute a febbraio: 22 consiglieri rappresenteranno i vari settori economici, gli altri tre saranno espressione rispettivamente delle organizzazioni sindacali, delle associazioni dei consumatori, dei liberi professionisti.
Per quanto riguarda la componente economica, tutto è stato già deciso nell'inverno dello scorso anno, attraverso un patto di ferro orchestrato da Confindustria e sottoscritto dalla grandissima parte delle associazioni di categoria: Legacoop, Cia, Coldiretti, Confagricoltura, Confcooperative, Fam, Confesercenti, Abi e Ania avranno ognuno un consigliere; Cna, forte di un numero di iscritti superiore a tutte le altre sigle, avrà 5 componenti, 4 ne avrà Lapam, 3 Confindustria Emilia e 2 Confcommercio.
Lo stesso accordo, siglato secondo un rituale da manuale Cencelli degno della peggior prima Repubblica, ha declinato la composizione della Giunta: Confindustria esprimerà, come noto, il Presidente nella persona del torrefattore Giuseppe Molinari, Lapam il vicepresidente. A questi si aggiungeranno altri quattro componenti distribuiti tra Confesercenti, Cna, Confcommercio, Legacoop. Ed il quadro sarà completato da un consigliere ciascuno proveniente dal mondo agricolo e da quello bancario/assicurativo.
“Non si volterà pagina – ci ha detto un imprenditore del consiglio camerale uscente – ma almeno si archivia la presidenza più anonima nella storia degli ultimi venti anni”. L'allusione è naturalmente a Giorgio Vecchi, eletto a luglio di due anni fa, un po' per caso ed in modo rocambolesco, dopo il caos generatosi con le dimissioni forzate di Maurizio Torreggiani.
Imprenditore carpigiano attivo nel settore delle cornici, arrivò al vertice della Camera di Commercio, di fatto perché altri pretendenti, ben più strutturati imprenditorialmente e con alle spalle Associazioni più forti, rinunciarono a mettersi in corsa. Sapevano tutti che Vecchi, già conosciuto come anonimo vicepresidente durante i due anni precedenti di presidenza Torreggiani, sarebbe stato un traghettatore. Ma ben pochi si sarebbero aspettati una reggenza così grigia, resa dignitosa solo grazie alla presenza del segretario generale, Stefano Bellei. La malattia di Vecchi, intervenuta pochi mesi dopo la sua elezione, ha fatto il resto. Cosicché del presidente di Confcommercio si sono perse definitivamente le tracce e la presidenza in Camera di Commercio è stata esercitata dal suo vice Gian Carlo Cerchiari. Un'assenza per motivi di salute (che ovviamente tutti si augurano definitivamente superati), quella di Vecchi, che, va detto, si è protratta per quasi un anno e mezzo senza che siano mai state ipotizzate le dimissioni volontarie dalla carica.