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'Caro vescovo, bene il suo appello ma è tardivo e timido'

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Il sindaco di Vignola: 'Ingiustificabile che in un momento di collettiva tragedia umana, siano stati tolti ai fedeli il conforto dei sacramenti'


'Caro vescovo, bene il suo appello ma è tardivo e timido'
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'Mi trovo perfettamente d’accordo con la richiesta di restituire a noi cattolici i nostri luoghi di culto, che possono essere tranquillamente riaperti nel rispetto delle precauzioni contro il contagio. L’unico appunto che mi sento di fare è anzi che questo pronunciamento della Cei è forse stato tardivo ed eccessivamente timido, rendendo così possibili quelle accuse rivolte ai prelati da gruppi tutt’altro che marginali di cattolici e delle quali Lei medesimo ha dato conto'. Così il sindaco di Vignola Simone Pelloni in una lettera inviata al vescovo Castellucci in risposta a quella ricevuta ieri. nella quale lo stesso Vescovo riportava le critiche subite verso vescovi “pavidi”, “igienisti” e “governativi”.

'Rimane infatti a mio avviso ingiustificabile che in un momento di collettiva tragedia umana, siano stati tolti ai fedeli il conforto dei sacramenti, la consolazione dei moribondi e i funerali religiosi.

Un fatto del genere non si era mai verificato nella storia e poteva tranquillamente essere evitato pur adottando le misure necessarie ad evitare la diffusione del virus. Purtroppo questi provvedimenti rientrano in una gestione dell’emergenza da parte del governo quantomeno deficitaria e dilettantistica. Non è infatti vero che le misure prese hanno dato risultati soddisfacenti e sono state copiate dagli altri paesi che inizialmente avevano sottovalutato la situazione - continua Pelloni -. L’Italia è stata la prima a chiudere - e le chiese prima delle palestre, come Lei ha giustamente evidenziato - e sarà l’ultima a riaprire. Ha adottato le misure più liberticide tra tutti i paesi d’Europa, lesive della libertà, della dignità e dei diritti costituzionali dei cittadini. E nonostante ciò l’Italia ha il più alto numero dei morti.

Questo si chiama fallimento! Un fallimento che aggraverà le responsabilità della politica per la crisi economica devastante che si abbatterà sull’Italia e che deriverà direttamente dalle misure adottate.

Va di moda lo slogan “prima la salute”. Non sono d’accordo. Prima vengono la dignità umana e la libertà delle persone. Pochi giorni fa abbiamo celebrato il 25 aprile, ovvero la data simbolo di chi ha messo in gioco la propria salute e la propria vita per la libertà. Se i partigiani avessero pensato alla salute nessuno si sarebbe opposto alla dittatura. E in questi momenti vediamo in Germania, paese che ha limitato molto meno le libertà rispetto all’Italia, cittadini manifestare in nome della dignità dell’uomo, e l’ex ministro Schaeuble riaffermare che la libertà rimane il supremo e più intangibile dei valori. Perché dove non c’è la libertà c’è un regime autoritario. Quindi che lo Stato Italia dimostri di essere una cosa seria e affronti un’emergenza che è sanitaria con metodi e mezzi sanitari, e non instaurando una caricatura di dittatura. Il rischio è che tra poco saremo costretti a fare il conteggio dei morti causati non dal coronavirus, ma dalla depressione economica che ci investirà. E agli italiani deve essere restituito il diritto di pensare non solo al corpo, ma anche all’anima, perché come dice il Vangelo: “non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno il potere di uccidere l’anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo” (Matteo, 10, 28). Per dirla con un’espressione latina, “Ubi fides, ibi libertas”.

Redazione Pressa
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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 

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