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Verificare che nell’esecuzione degli appalti pubblici regionali non siano presenti operazioni inesistenti caratterizzate dall’emissione di fatture false. Dopo la maxi operazione della Guardia di Finanza di Bologna e Reggio Emilia che nei giorni scorsi ha portato al sequestro di beni e società per 234 milioni di euro e indagato 110 persone, il consigliere regionale Gianluca Sassi chiede alla Regione di verificare che la ragnatela di illegalità scoperta dagli inquirenti non abbia intaccato anche la sfera pubblica, soprattutto per quel che riguarda il sistema degli appalti.
“Secondo la ricostruzione degli inquirenti gli imprenditori attraverso questo sistema illecito, avvalendosi di imprese inesistenti, accumulavano anche fondi in nero, depositati spesso all’estero, grazie soprattutto alle false fatture – spiega Gianluca Sassi - Dunque questo fenomeno, oltre ad essere perfettamente funzionale alla frode fiscale genera denaro nero, sotto forma di contante non tracciabile che intascano i componenti del sodalizio criminale e, al di là di essere destinato alle relative attività imprenditoriali per pagamenti in nero di lavoratori e fornitori, è funzionale anche a generare corruzione per acquisizione di commesse pubbliche.
D’altronde gli appalti pubblici rappresentano la forma di interazione tra pubblico e privato più importante, attraverso la quale la Pubblica Amministrazione demanda agli operatori economici, beni e servizi destinati ad essere fruiti dalla collettività, esternalizzando le proprie attività e offrendo occasione di ingenti profitti agli operatori economici”.
Nella sua interrogazione il consigliere Sassi ricorda come l’Emilia-Romagna sia ai vertici di una speciale classifica sulla corruzione stilata dall’associazione Libera che la vede al terzo posto, dopo Campania e Sicilia, per numero di persone denunciate (823) proprio per questo tipo di reati. “Ecco perché chiedo alla Regione di verificare se vi potrebbe essere la presenza, nell’esecuzione degli appalti, del fenomeno di false fatture per operazioni inesistenti che, oltre a generare danno per l’erario contribuisce alla creazione di denaro non tracciato utilizzabile a fini corruttivi” conclude Gianluca Sassi.
Redazione Pressa
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