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Individuavano società in crisi e si offrivano di salvarle dal fallimento. Poi, in cambio dell'aiuto le utilizzavano per intestare alle stesse false fatture emesse da società cosiddette 'cartiere'. In questo modo ottenevano, a seconda dei casi, o crediti di imposta fittizi, utilizzati per la compensazione con altri debiti reali (tributari, previdenziali o assistenziali) oppure, tramite il meccanismo delle 'frodi carosello', acquistavano beni senza pagare l'Iva, immettendoli sul mercato a prezzi concorrenziali.
Terminato il loro 'ciclo vitale' della durata di qualche anno, le aziende al centro delle false fatture venivano infine intestate a soggetti prestanome nullatenenti e trasferite di sede in paesi esteri per renderne piu' complessa l'individuazione in caso di eventuali controlli. E' quanto emerso nella maxi indagine 'Evasion Bluffing' dei comandi della Guardia di Finanza di Bologna e Reggio Emilia che, partita nel 2011, ha portato oggi a indagare 110 persone e a misure di perquisizione e sequestro per equivalente per 234 milioni nei confronti di 15 persone.
Tra i beni sequestrati in tutta Italia in queste ore da 95 militari delle Fiamme Gialle, conti correnti in 40 banche,114 fabbricati, 38 terreni, 48 automezzi. E ancora: 24 le societa' coinvolte nell'indagine (in Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte e Liguria) per un totale accertato di false fatturazioni per 900 milioni. Al vertice dell'organizzazione l'imprenditore reggiano 49enne Maurizio Foroni, molto noto a Reggio Emilia, già al centro di un'indagine della Procura di Modena per bancarotta fraudolenta in seguito al fallimento della sua società 'New line' e che ha subito in questi anni sequestri milionari dal suo patrimonio.
Foroni, come spiegato oggi dal comandante della Guardia di Finanza di Bologna Luca Torzani, non compariva formalmente in nessuna delle società oggetto di indagine, ma è stato incastrato grazie alle intercettazioni telefoniche.
Nell'inchiesta- coordinata per competenza territoriale dal sostituto procuratore di Reggio Emilia Valentina Salvi- sono finiti anche cinque consulenti contabili di Reggio, Modena e Pesaro Urbino, il cui compito era in sostanza garantire un'apparenza di normalita' per le operazioni illecite e non attirare l'attenzione delle Fiamme Gialle. Ci sono riusciti fino a quando uno degli imprenditori in crisi, stanco di sottostare al sodalizio criminale, non ha denunciato tutto ai militari bolognesi. Secondo il colonnello Roberto Piccinini, comandante provinciale della Gdf Reggiana, 'oltre a perseguire reati fiscali gravi, questa operazione ha il merito di aver tolto dal territorio regionale strutture a mio giudizio potenzialmente pericolose perche' in prospettiva avrebbero potuto favorire la circolazione e il reimpiego di capitali illeciti'.
Redazione Pressa
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