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No all'abrogazione del reddito di cittadinanza: il PD vota mozione M5S

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In Consiglio Comunale a Modena. Il documento presentato dal consigliere Silingardi chiede al Governo di ripensare le politiche di contrasto alla povertà e all'inclusione. Contrario il centro destra, Astenuto il Gruppo Indipendente per Modena


No all'abrogazione del reddito di cittadinanza: il PD vota mozione M5S
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Rivedere la cancellazione del reddito di cittadinanza e quindi anche le attuali politiche di contrasto alle povertà e all’inclusione sociale, per affrontare adeguatamente il “disastro sociale” in cui si trovano famiglie e pure Comuni, non in grado di farsi carico di un numero crescente di persone in condizione di fragilità.  È la principale richiesta che il Consiglio comunale di Modena rivolge al Governo, approvando l’ordine del giorno sul reddito di cittadinanza, presentato da Giovanni Silingardi per il Movimento 5 stelle, nella seduta di giovedì 5 ottobre. Il documento è stato approvato con anche il voto a favore di Partito democratico e Sinistra per Modena e quello contrario di Lega Modena, Alternativa Popolare, Modena Sociale, Forza Italia e Fratelli d’Italia; astenuto invece Gruppo indipendente per Modena.

L’atto, inoltre, chiede di potenziare le risorse umane ed economiche sia dei servizi sociali comunali sia dei centri per l’impiego (Cpi), per supportare pienamente la lotta alla povertà anche a fronte, appunto, della revisione del beneficio.

Il riferimento è alla legge di bilancio 2023 che introduce “radicali modifiche” alla disciplina del reddito di cittadinanza, attivata nel 2019 quale misura di politica attiva del lavoro e di contrasto a povertà, disuguaglianza ed esclusione sociale. Il documento ricorda che in previsione dell’abrogazione della misura, prevista l’1 gennaio 2024, è in corso un regime transitorio che “riduce il numero di beneficiari e introduce strumenti inefficaci per importo e durata, senza peraltro coinvolgere gli enti locali”. È il caso, puntualizza l’atto, della card solidale “Dedicata a te” (“iniqua e insufficiente”), del valore di 382,50 euro, ed erogata una tantum per l’acquisto di generi di prima necessità.

L’ordine del giorno puntualizza che sono migliaia le famiglie ad aver già ricevuto comunicazione di sospensione del beneficio tramite un sms (“modalità che dimostra insensibilità e disprezzo verso i percettori”). La sospensione, viene chiarito, riguarda le fasce più deboli di beneficiari e meritevoli di tutela, perché interessa proprio le famiglie con persone non attivabili al lavoro. Inoltre, viene precisato, in alcuni casi la sospensione dell’erogazione è conseguenza non della mancanza di requisiti, bensì della mancata comunicazione di presa in carico dei cittadini da parte dei servizi sociali; una causa, dunque, non imputabile al beneficiario. In particolare, viene puntualizzato che a Modena la sospensione del reddito di cittadinanza è pervenuta a tutti i 1.825 percettori abitanti nel comune, mentre la cessazione definitiva del contributo potrebbe riguardare seicento persone classificate come occupabili.

Al termine della fase transitoria, il 31 dicembre 2023, il reddito di cittadinanza verrà sostituito da una nuova misura, l’Assegno di inclusione, destinata però, specifica il documento, solo ad alcune categorie di cittadini fragili e caratterizzata, tra l’altro, da un requisito “discriminante” che prevede la residenza in Italia da almeno cinque anni, di cui perlomeno gli ultimi due continuativi.

Il documento, quindi, impegna l’Amministrazione comunale, anche attraverso il coinvolgimento dell’Anci, a chiedere a Governo e Parlamento la revisione del proprio orientamento sul reddito di cittadinanza, nonché sulle intraprese politiche sociali “che non allargano il perimetro del welfare”. L’esecutivo viene inoltre invitato a prevedere nella legge di bilancio 2024 nuove risorse agli enti locali per potenziarne le azioni territoriali di lotta alla povertà e all’inclusione sociale, anche attraverso l’istituzione di un tavolo urgente di confronto sul tema. Contestualmente, si chiede di garantire “celere” attuazione degli investimenti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza per il potenziamento dei centri per l’impiego, in via complementare alla riforma delle politiche attive e della formazione definita nel Programma nazionale Gol “Garanzia per l’occupabilità dei lavoratori”, che prevede (grazie a una dotazione di oltre 4 miliardi) servizi specifici per l’impiego e piani personalizzati di attivazione.

Il dibattito 

Diversi consiglieri sono intervenuti nel dibattito che ha preceduto l’approvazione della mozione del Movimento 5 stelle su reddito di cittadinanza e contrasto alle povertà e all’inclusione sociale. Il documento è stato approvato con anche il voto a favore di Partito democratico e Sinistra per Modena e quello contrario di Lega Modena, Alternativa Popolare, Modena Sociale, Forza Italia e Fratelli d’Italia; astenuto invece Gruppo indipendente per Modena. 

Per Elisa Rossini (Fratelli d’Italia) “il reddito di cittadinanza ha fallito i suoi obiettivi, anche a causa della mancata interazione tra i servizi sociali del Comune e i servizi per l’impiego regionali”. Per la consigliera questo dato giustifica ampiamente la scelta del Governo di superare una logica “assistenzialista” con azioni alternative “subordinate alla frequenza di percorsi formativi e di disponibilità lavorativa: solo con questa certezza è possibile erogare sussidi”.

Giovanni Bertoldi (Lega Modena) ha dichiarato che “la norma sul reddito di cittadinanza era stata presentata con degli obiettivi che poi non si sono realizzati: il sistema si è rivelato fallace e ha consentito a tante persone di vivere senza lavorare”. Il capogruppo ha quindi chiarito che il Governo “sta creando progetti alternativi in grado di dare, attraverso le professioni, dignità alle persone”. Il consigliere, infine, ha affermato che “il mercato del lavoro oggi conosce un’agilità che se intercettata dai lavoratori può garantire molte opportunità”.

Per il M5s, Barbara Moretti ha specificato che “l’abrogazione della misura ha conseguenze impattanti, non supportate da adeguate misure: è giusto quindi ripristinare il beneficio, integrandolo a strutturali politiche del lavoro”. Giovanni Silingardi ha aggiunto che “occorre riflettere sulle tipologie di lavori offerte ai percettori: si tratta spesso di lavori precari e sottopagati”. Inoltre, il consigliere ha sottolineato come spesso gli occupabili siano persone che “per ragioni strutturali, come il grado di scolarizzazione, hanno difficoltà a entrare nel mercato del lavoro: occorre quindi prendersi cura di queste diseguaglianze”. Per Enrica Manenti “bisogna mantenere il reddito di cittadinanza perché, pur con diversi aspetti migliorabili, ha permesso di salvaguardare la vita di molte famiglie”. La consigliera ha poi sostenuto che “il beneficio e il salario minimo devono camminare insieme, perché gli attuali compensi orari sono molto bassi”.

Per il Pd, Mara Bergonzoni ha parlato di problema di lavoro per i giovani: “Li abbiamo abbandonati, ed è dunque nostra responsabilità intervenire”. La consigliera ha quindi argomentato che “molti di loro hanno preferito stare a casa con il reddito per mancanza di un lavoro appetibile e dignitosamente retribuito: il reddito di cittadinanza è dunque una misura giusta ma da riscrivere”. “Qual è l’alternativa al reddito di cittadinanza? Le proposte del Governo non sono adeguate”, ad affermarlo è stato Stefano Manicardi che ha sottolineato la necessità di supportare adeguatamente chi è in difficoltà: “Il beneficio, pur con alcuni limiti operativi, rispondeva a questa necessità”. Antonio Carpentieri ha sottolineato che “il reddito di cittadinanza è stato voluto anche da forze politiche che oggi, in quanto parte del Governo, lo disconoscono”. Il capogruppo si è poi focalizzato sulla comunicazione della sospensione della misura affermando che “l’Esecutivo non è stato in grado di creare, per tempo, adeguate e dignitose modalità comunicative rivolte a persone fragili”. Per Vittorio Reggiani occorre avere un approccio “complesso” alla povertà, per analizzarne tutte le cause. Il consigliere ha perciò sottolineato che “sarebbe opportuno parlare non di assistenzialismo ma di cura della persona, che richiede una più lenta ma necessaria azione culturale ed educativa”.

Secondo Marco Cugusi (Sinistra per Modena) occorre riflettere sulla precarizzazione “totale” del lavoro, “un processo iniziato anni fa e che oggi mina soprattutto il futuro delle nuove generazioni”. Il consigliere, dunque, evidenziando “l’incapacità del Governo di assumere provvedimenti come il salario minimo a nove euro”, ha puntualizzato che “molti giovani non vanno al lavoro a causa dei salari non dignitosi: occorrono dunque misure adeguate a sostenere la povertà in tutte le sue declinazioni”.

Nella foto, il Consigliere comunale del Movimento 5 stelle Giovanni Silingardi

Redazione Pressa
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