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Alla fine anche Sinistra Italiana e Verdi faranno parte della coalizione che sotto la regia del PD nasce dichiaratamente con un unico scopo: impedire al centro-destra di vincere, anzi di stravincere, ottenendo quella fatidica maggioranza dei 2/3 capace di legittimare a procedere con provvedimenti di modifica costituzionale. Un obiettivo che supera anche i rischi legati all'oggettiva inconciliabilità dei partiti e dei movimenti che ne fanno che la legge elettorale attuale, di fatto, obbliga a dichiararsi alleati. Da Bonelli alla Bonino, da Di Maio agli imbarcati ex Forza Italia Brunetta e Gelmini c'è un pò tutto ed il contrario di tutto. Da chi sposa l'agenda Draghi a chi vorrebbe farla sparire da chi, sui temi ambientali ed energetica ha idee opposte. Ma, come detto, non è questo l'importante, così come fino ad ora sembra, non lo è il programma.
Perché l'unico punto all'ordine del giorno non è l'idea di paese, non è l'idea di cosa fare a ottobre, quando il bubbone economico dal quale Draghi si è voluto defilare (non si è mai visto un presidente del Consiglio abbandonare la nave dopo avere ottenuto la piena fiducia del Parlamento), è impedire alla destra di vincere, o farla vincere male, con una maggioranza non netta ma risicata.
Per il segretario del Pd Enrico Letta gli accordi tra Pd e Si-Verdi da una parte e con Azione-Più Europa dall’altra “sono numericamente compatibili”. “Il rapporto di 80 a 20 collegi è un’intesa solo tra di noi, ed è numericamente compatibile con le intese che stiamo costruendo, come abbiamo fatto l’altro giorno con Azione-Più Europa” ha precisato Letta al Nazareno nella conferenza stampa post-accordo. Una intesa che farebbe definitivamente naufragare l'ipotesi di un terzo polo al centro, fatto da una possibile alleanza tra Calenda e Renzi che per quest'ultimo avrebbe potuto puntare ad un 10% capace di distribuire tanti seggi e potere strappando voti anche al centro destra ma frammentando un panorama politico di fatto bipolare. Di nome e, appunto, di fatto.
Gi.Ga.
Redazione Pressa
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