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'Ci auguriamo che in questa occasione l’Assemblea regionale esprima un no chiaro, unanime e convinto all’utero in affitto, o maternità surrogata. È indispensabile chiarire all'interno del testo di legge che in nome di una presunta lotta alle discriminazioni ed in considerazione del riconoscimento del ‘diritto all’autodeterminazione’ e della possibilità di ’accesso ai servizi regionali’, non vengano surrettiziamente assecondate forme di sfruttamento delle donne e dei bambini.
La strada della maternità surrogata, pur essendo vietata in Italia dal diverse leggi (leggi 40/2004, 184/83), ed oggetto di condanne a livello nazionale (Corte costituzionale - sentenza 272/2017) ed europeo (Parlamento europeo – Risoluzione 17/12/2015), viene percorsa ogni anno da alcune coppie emiliano-romagnole sia eterosessuali, sia omosessuali, le quali si recano in paesi in cui essa è consentita o tollerata.
Questa pratica rappresenta una grave ingiustizia per il bambino, che viene tolto alla mamma che l’ha portato in grembo per nove mesi, pure in assenza di una situazione pregiudizievole che giustifichi l’allontanamento del minore. E’ inoltre una pratica che comporta danni alla salute fisica e psichica della donna usata come incubatrice, una odiosa forma di sfruttamento verso la donna, spesso spinta ad intraprendere questa strada da un bisogno economico, e che viene privata di diritti sul suo corpo e su quello del figlio per i nove mesi della gestazione e dopo il parto.
Pertanto come associazioni caratterizzate da diverse sensibilità e provenienze culturali, che a vario titolo si occupano di diritti delle donne e dei bambini, chiediamo che vengano approvati emendamenti (ad es. Boschini/Paruolo) che prevedano una esplicita condanna della pratica dell'utero in affitto'.