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Chi ieri ha inquinato con tutto l’orrendo armamentario fascista la piazza di Roma, chi ha trasformato una manifestazione sacrosanta contro il Green pass in una guerriglia urbana vergognosa e indecente, merita di tornare nelle fogne dove la Storia giustamente lo ha rilegato. Il no a un certificato sanitario per poter lavorare rappresenta una nobile battaglia di civiltà, offrire a chi sostiene una norma illiberale e pericolosa la possibilità di giudicare chi critica tale norma come violento e antidemocratico è una colpa doppia. Nessuna giustificazione per quelle violenze, per quelle teste rapate e quelle braccia alzate. Nessun distinguo, nessuna argomentazione su una possibile 'violenza pilotata per delegittimare tutta la piazza' e nessun ‘ma il clima porta a questo’. Solo vergogna e la consapevolezza che le motivazioni che sottendono al no al Green Pass vivono e sopravvivono nonostante questi squallidi episodi.
D'altra parte la condanna rispetto ad episodi come quelli di ieri a Roma, messi in campo da una minoranza delle decine di migliaia di persone in piazza, non può portare alla criminalizzazione del crescente e pacifico dissenso nei confronti del certificato verde. Sui gravi fatti avvenuti nella capitale, giustamente stigmatizzati anche dal sindaco di Modena, non si possono però appiattire le tantissime e colorate piazze che, in modo legittimo e autorizzato, da settimane dicono no al Green Pass. Mentre a Roma si metteva in scena la vergogna a Modena una ragazza, Camilla Dolcini, con parole di pace e unità (sotto il video) esprimeva in modo fermo il proprio dissenso davanti a una platea silenziosa di famiglie, giovani e anziani.
Ecco allora che quel manipolo di delinquenti neo fascisti che ieri hanno inscenato una guerriglia ignobile non può essere in alcun modo giustificato, ma neppure essere usato come giustificazione da chi vorrebbe silenziare una protesta legittima contro una norma che nulla ha di liberale e che evoca, a livello istituzionale, gli spettri peggiori della Storia.
Giuseppe Leonelli
Redazione Pressa
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