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“Oggi è un giorno importante, che entrerà nella storia del comune di Modena: con l’inaugurazione di questa rotatoria rendiamo effettivo il primo intervento di ricucitura della rete viaria cittadina dopo la dismissione della linea ferroviaria storica Milano-Bologna”. Con queste parole, il sindaco Gian Carlo Muzzarelli ha accompagnato il taglio del nastro di inaugurazione della rotatoria tra le vie Breda, Paolucci e Cesari che si è svolta oggi lunedì 8 maggio,
Ricucitura della città sull'asse nord sud e, di collegamento, sull'asse est-ovest. Un imperativo che ha attraverato gli ultimi 20 anni della storia politica ed amministrativa della città; un imperativo che avrebbe dovuto essere onorato dai piani urbanistici di 18 anni fa, da quando l'allora sindaco Barbolini e l'allora assessore Palma costi li promossero alla città. Avrebbe. Perché dell'attuazione di quel piano, che appunto avrebbe dovuto ridisegnare il volto e le funzioni della della fascia centrale a nord del centro storico poco, o nulla, si è visto realizzare.
Un Piano complesso e giustamente ambizioso, quello di allora, fatto di singoli piani particolareggiati relativi a nove comparti urbani (dall'ex Corni alle ex fonderie, dall'ex consorzio all'ex mercato bestiame all'ex Pro latte e allo scalo merci), che dovevano garantire, nel corso di una quindicina di anni, la riqualificazione ed il collegamento della parte nord e la parte sud della ferrovia dopo la dismissione delle grandi aree industriali.
Tutti riassunti e contenuti nel grande Piano di riqualificazione della fascia ferroviaria, lanciato nel 1999, ma di fatto mai attuato, se non in piccolissima parte (quella delle ex Vinacce dove ora sorge il Victoria multisala). Con danni economici legati a mancati investimenti e problemi di degrado, enormi. Perché ad oggi, che sia scomodo o meno dirlo, di quelle riqualificazioni (come abbiamo dimostrato nell'articolo che pone a confronto la fotografia del 1999 con quella odierna), ne sono state attuate solo una su nove.
E la città, a tutti gli effetti, è e rimane scucita, divisa da centinaia di migliaia di metri quadrati di aree degradate ed inaccessibili, che dividono, appunto, come una ferita aperta da troppo tempo, il tessuto urbano cittadino. Su quegli assi direzionali nord sud ed est ovest che oggi, se gli impegni assunti di anno in anno dalle amministrazioni che si sono succedute, da Barbolini a Pighi, fossero stati onorati, dovrebbero essere totalmente riqualificate e collegate.
E allora bisogna ripartire da qui. Con onestà politica, amministrativa ed intellettuale, di ciò che non è stato fatto. Dai fallimenti che voluti o dovuti per incapacità o mancata volontà (ai quali si è aggiunta, dal 2008, la crisi economica), hanno ferito la città. Senza nascondersi o sperare di cancellare dietro la pur oggettiva positività di una nuova rotatoria ad ovest o al progetto di una nuova palazzina nella zona centrale del mercato bestiame (grazie ai finanziamenti del bando periferie il cui progetto sarà presentato oggi), un ritardo , anche in termini di competitività, talmente lungo da rischiare di diventare incolmabile.
A Giancarlo Muzzarelli, sindaco di Modena e Presidente della Provincia (che non è avulso da responsabilità politiche, visto che nel 1999 era Vicepresidente della Provincia, coinvolta in quel Piano, e convinto sostenitore del tracciato nord dell'Alta Velocità che portò il supetreno ad evitare anziché attraversare la stazione ed il centro di Modena), spetta oggi la sfida di riprendere un percorso troppo a lungo interrotto. Un nuovo avvio, che oggi è reso possibile dal progetto finanziato principalmente dallo Stato attraverso il bando periferie. Che sia una svolta almeno per potere nuovamente immaginare un futuro possibile per aree enormi, alle porte del centro, ancora distrutte da anni di degrado ed abbandono, sono in tanti, se non tutti, a sperarlo.
Una realtà che ribalta buona parte degll'immagine e i proclami fatti ieri dal Sindaco Muzzarelli che inaugurando la rotatoria ha parlato di 'compimento di un giusto tragitto fatto dalle Amministrazioni comunali precedenti per il quale ringrazio gli ex sindaci Barbolini e Pighi'.
Perchè quella che abbiamo visto fino ad oggi è la città che (non) cambia, che con 18 anni di ritardi ha messo la marcia indietro anziché avanti, e che ha pagato pegno in termini di competitività e sviluppo, a causa della mancanza di un lavoro di squadra capace di coinvolgere davvero tutte le forze economiche e sociali del territorio.
Per questo, fino a che gli i nuovi progetti non prenderanno forma nell'obiettivo reale e nuovamente fattibile di una visione d'insieme prospettata nel 1999 ma rimasta sulla carta, di una reale ricucitura urbana sull'asse nord sud, che non si potrà parlare di una Modena che cambia ma di una Modena che (non) cambia.
Gianni Galeotti