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'Accusare mio padre di un suo possibile coinvolgimento in un omicidio o di avere rapporti con la mafia è uno schiaffo alla sua memoria e alla sua storia'. Il figlio del 7 volte presidente del Consiglio Giulio Andreotti, Stefano, si dice 'addolorato per le parole' di Rita Dalla Chiesa su un possibile coinvolgimento dello statista Dc nell'uccisione del generale Carlo Alberto dalla Chiesa con cui, ha assicurato all'Ansa, aveva 'un rapporto di grande stima'.
Una stima che solo ieri la figlia del generale assassinato a Palermo nel 1982 - la parlamentare azzurra, Rita - assolutamente escludeva: 'Ho sempre pensato che sia stato un omicidio politico' ha detto infatti durante la trasmissione tv 'Tango' aggiungendo di essere certa che il padre 'fu ucciso per fare un favore a qualcuno'.
Chi? 'Un politico', la risposta senza nomi, ma con un identikit difficile da non riconoscere tanto più se di lì a poco anche il fratello Nando, scrittore, sociologo e già parlamentare, ne ha confermato i tratti: 'C'è anche la misura possibile di quello che si può dire - aveva infatti osservato - e bisogna che le persone non perdano l'intelligenza di capire'.
Solo fango, replica puntuta la vecchia guardia democristiana: ieri Gianfranco Rotondi che ha anche promesso vie legali contro Rita Dalla Chiesa (cosa esclusa invece dal figlio dello statista Dc), oggi Carlo Giovanardi che punta invece il dito contro il 'modo barbaro di fare giornalismo, costruito sulla pelle di chi non si può più difendere e sempre rivolto ad infangare la grande storia della Dc'.
Misurata la posizione del figlio di Andreotti che si dice 'addolorato' per le accuse: 'Ogni tanto la figlia' del generale Dalla Chiesa 'dice queste cose.
Non so perché, ma non è una novità. Capisco umanamente che quando ti uccidono in modo così crudele un genitore è qualcosa che ti colpisce per sempre in maniera indelebile. Ma le sue accuse sono cose basate sul nulla'. 'E questo mi dà dolore - ribadisce - perché vuol dire he non sono bastati i tanti anni trascorsi, né i processi ai quali è stato sottoposto, né le audizioni nelle quali ha spiegato più volte la verità dei fatti'. Ma ci sono anche le 'sentenze che parlano. Uno può anche dire che le sentenze lasciano il tempo che trovano, ma in quelle di Palermo e di Perugia - osserva Stefano Andreotti - è stato escluso in modo categorico che mio padre abbia avuto compromissioni con la morte del generale Dalla Chiesa'.
Un uomo, 'che aveva con mio padre 'un rapporto di grandissima stima. Una stima che sottolineo era reciproca'. E poi, conclude, 'aveva giurato davanti a Dio' di essere totalmente estraneo a questi fatti, 'e per un credente come lui un giuramento era sacro'.
Redazione Pressa
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