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Il direttore generale Ausl Massimo Annicchiarico ed il consigliere regionale Pd Luciana Serri. Qualcosa da bere, in un bar di Pavullo, prima dell'incontro ristretto convocato dallo stesso consigliere Serri con alcuni sindaci e amministratori di partito, per parlare di ospedale e punto nascite. Soprattutto. Nulla di strano o di stravolgente se non per la tempistica del viaggio di Annicchiarico verso Pavullo. All'indomani dell'evento pubblico organizzato dal Comitato Salviamo l'ospedale al quale erano stati invitati a confrontarsi sull'istanza di revisione della richiesta alla deroga per l'apertura del punto nascita (recentemente approvata e pronta ad essere inviata al ministero anche dal Comune di Pavullo), amministratori pubblici, consiglieri regionali e parlamentari. Evento al quale anche il direttore generale Ausl era stato invitato ufficialmente, insieme all'assessore regionale alla sanità Venturi che, a differenza del primo, aveva giustificato la sua assenza.
Ed ecco che declinato col silenzio l'invito a partecipare all'incontro pubblico sul punto nascite presso la sala dell'unione dei comuni a Pavullo, il direttore generale Ausl sale a Pavullo la sera successiva per l'incontro privato, sullo stesso argomento, con il consigliere regionale Pd Serri. Che avviene proprio nella sede pubblica (e anche qui l'opportunità politica-istituzionale stride), dell'Unione dei Comuni del Frignano. La stessa dove la sera prima si era discusso (pubblicamente e apertamente) della questione. E dove in diversi avrebbero gradito l'autorevole contributo che il Direttore Generale avrebbe potuto portare alla platea di sindaci, politici e amministratori presenti. E invece no. Non stiamo a sindacare sugli impegni o sulle ragioni del diniego. Ci mancherebbe. Fatto sta che il direttore ha detto sì all'incontro ristretto con rappresentanti ed amministratori del PD (presente il sindaco di Pievepelago mentre nessun altro consigliere comunale, regionale o sindaco non PD interpellato sapeva dell'incontro), con la rappresentante PD, anch'essa assente la sera prima.
Segno forse che gli argomenti ed i contenuti emersi dalle dichiarazioni e negli impegni assunti dai consiglieri regionali e dai parlamentari di Lega, Forza Italia e M5s favorevoli al riesame della discussione sull'apertura del punto nascita nel corso della serata pubblica precedente, hanno evidentemente messo in allarme sia il fronte politico e amministrativo Pd (che dalla provincia alla regione al parlamento e al Ministero Lorenzin ha legittimato e sancito la chiusura del punto nascita di Pavullo e, più in generale, dei punti nascita montani), e sia la dirigenza Ausl. In una sorta di serrate le fila tra il fronte ed il potere politico (contrario all'ipotesi di riapertura), e il fronte tecnico-amministrativo di chi in questi anni, sulla base di quegli indirizzi politici, si è mosso nella prospettiva della chiusura. Una prospettiva amministrativa e politica, avvallata e portata avanti sul piano tecnico, nella quale forse va letta anche la presa di posizione contraria all'ipotesi di riapertura del punto nascita espressa oggi dalla dottoressa Maria Cristina Galassi, responsabile dell'Unità di Ostetricia Pavullo-Sassuolo, che dal 2014 ha lavorato proprio al processo di centralizzazione verso Sassuolo dei parti delle donne dell'area montana.
Fatto sta che il cambio del governo e l'impegno di M5S Lega e Forza Italia a spingere l'assemblea legislativa regionale a calendarizzare al più presto la discussione, in commissione regionale, dell'istanza di revisione della richiesta di deroga all'apertura da inviare al Ministero per il parere consultivo (Ministero che nel frettempo è passato dalla Lorenzin al Ministro pentastellato Grillo), potrebbe riavviare, con un processo inverso a quello di chiusura, il percorso per la riapertura. Un percorso non facile, allo stato attuale ancora controcorrente, che andrebbe a scontrarsi, sul piano normativo e di indirizzo, con le disposizioni emerse dalla conferenza Stato - Regioni del 2010 che ha imposto, in prospettiva, la chiusura dei punti nascita al di sotto dei 500 parti annui. Altro punto sul quale i parlamentari di Lega, M5s e Forza Italia hanno promesso di impegnarsi, per un eventuale cambiamento di quello stesso accordo, anche in riferimento ai meccanismi di deroga.
Gi.Ga.