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Il 31 ottobre si voterà per il rinnovo del Presidente e del consiglio provinciale. Dopo la riforma Delrio del 2014 che avrebbe dovuto portare all'abolizione delle provincia, gli enti locali a metà tra comuni e stato, sono rimasti in una sorta di limbo istituzionale, privati di funzioni importanti, passate in parte alla regione insieme al personale di settore, ma lasciate, pur con tagli enormi di risorse (la provincia di Modena dalla riforma da oggi ha trasferito a Roma circa 100 milioni di euro), con in mano deleghe e funzioni importantissime e di forte spesa come quelle relative alla manutenzione degli oltre 1000 chilometri di strada provinciale, nonché l'edilizia scolatica degli istituti superiori. Ambiti dove per ben 3 anni, dal 2014 al 2017 gli investimenti sono stati ridotti alla mera gestione ordinaria, con l'impossibilità di programmare gli investimenti futuri.
Allo stesso tempo la riforma ha previsto un cambio radicale nella composizione dei consigli provinciali, non più eletti dai cittadini ma degli stessi consiglieri eletti nei comuni e dai sindaci della provincia (gli unici, questi ultimi, che possono candidarsi alla presidenza. Nel caso di Modena con la Presidenza in carica 4 anni che ha combaciato con la figura del sindaco del comune capoluogo Giancarlo Muzzarelli e con la giunta formata da sindaci espressione della maggioranza ed un consiglio, formato da membri eletti ogni due anni. Un rebus elettorale ed istituzionale che porta a quest'anno la data del rinnovo sia della presidenza sia del consiglio. Ufficializzata ieri dalla provincia stessa con il voto del 31 ottobre prossimo. Un sistema elettorale, delle province, che però impedisce a tutti i sindaci il cui mandato scada non prima dei 12 mesi dallo svolgimento delle elezioni di candidarsi alla presidenza.
Considerato che le prossime elezioni amministrative, che riguarderanno la maggior parte della provincia, cadranno la prossima primavera ciò significa che la maggior parte dei sindaci non potranno ricandidarsi alla presidenza, compreso Muzzarelli. L'attenzione va quindi ai sindaci per così dire liberi da questo vincolo istituzionale. Ovvero quelli il cui mandato scade tra più di un anno: i principali sono Guiglia, Camposanto, Finale Emilia, Pavullo, Novi di Modena, Polinago e Palagano.In un rapporto di forze tra centro sinistra e centro destra che dopo le vittorie di Finale, Novi e Pavullo sarebbe quasi alla pari ma che vadrebbe, sul piano delle liste e degli elettori (consiglieri comunali eletti), ancora in forza una maggioranza di centro sinistra, che rispecchia ancora quella dei consigli provinciali dei comuni della provincia. E che per questo vedrebbe non più scontata ma probabile una riaffermazione di un presidente del centro sinistra, che riporta l'attenzione su tre nomi. Quello di grande esperienza amministrativa e militanza di Giandomenico Tomei, sindaco di Polinago, di Fabio Braglia, sindaco di Palagano e del neo sindaco PD Iacopo Lagazzi.
Dopo la convocazione dei comizi elettorali e l'ufficializzazione della data delle elezioni al 31 ottobre, è di fatto iniato il periodo elettorale che fissa all'11 ottobre la scadenza per la presentazione delle liste dei candidati al Consiglio provinciale e delle candidature a Presidente della Provincia.
Nella foto, Maria Costi, sindaco di Formigine, attuale vicepresidente della Provincia, e Giancarlo Muzzarelli, Presidenza, entrambi non ricandidabili alla presidenza.
Redazione Pressa
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