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Anniversario morte Borsellino, la mafia è presente e radicata: il drammatico quadro della relazione Dia 2024

Anniversario morte Borsellino, la mafia è presente e radicata: il drammatico quadro della relazione Dia 2024

Alla retorica stantia delle celebrazioni distanti dalla realtà è preferibile il silenzio, ancorandosi ai documenti attuali per fare luce su quanto la testimonianza di eroi come Falcone e Borsellino sia disattesa. Per la relazione Dia 2024 'esiste sistema integrato' tra imprese, amministratori locali e soggetti mafiosi, un intreccio tra governo del territorio, appalti e affari criminali


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L'anniversario della morte di Paolo Borsellino e degli agenti della sua scorta, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina, è - come ogni anno - occasione, da parte del Governo di turno, per esternazioni ottimistiche sulla capacità dello Stato di sconfiggere il fenomeno mafioso e sull'impegno nel mettere a frutto l'eredità degli eroi della lotta alla criminalità organizzata. Anche quest'anno il 19 luglio, immancabilmente, le massime cariche istituzionali hanno recitato questo cerimoniale. Atto dovuto certo, ma ancora una volta, per il 33esimo anniversario da quella tragedia, occorre chiedersi quanto davvero sia stata vincente la lotta alle mafie nel nostro Paese. Occorre farlo con cruda franchezza, proprio per rendere degno il ricordo a chi, come il dottor Borsellino e il dottor Falcone, ha sacrificato tutto per questa battaglia.
In questi tre decenni Mafia, Camorra, 'Ndrangheta, Sacra Corona Unita si sono evolute, adattandosi ai nuovi contesti sociali, economici e tecnologici. La reazione dello Stato alla stagione delle stragi ha certamente ridotto il numero di omicidi e di atti clamorosi, ma l'infiltrazione nei gangli dell’economia e della politica forse si è fatta ancora più penetrante rispetto al passato.
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Oggi le mafie inquinano e pervadono l'economia legale, specie nel Nord Italia, sfruttando appalti pubblici, riciclaggio di denaro attraverso imprese di facciata e usando come vettori alcuni settori ben noti, edilizia, trasporti e logistica su tutti.
Recentemente la Direzione investigativa antimafia ha pubblicato le ultime due relazioni semestrali riferite al 2024. Questo testo più di altri fotografa lo stato delle cose. Soffermandosi all'Emilia Romagna il quadro che emerge è tutt'altro che confortante.
Ecco allora che alla retorica stantia delle celebrazioni distanti dalla realtà è preferibile il silenzio, ancorandosi ai documenti attuali per fare luce su quanto la testimonianza di eroi come Falcone e Borsellino sia disattesa.

Il sistema integrato mafioso

'La criminalità organizzata continua a manifestarsi in Regione secondo un approccio marcatamente imprenditoriale, prediligendo l’infiltrazione del tessuto produttivo. In tal modo si determina un’aggressione del territorio non orientata alla preminenza “militare”, ma finalizzata precipuamente alla corruttela e alla connivenza, secondo logiche parassitarie e funzionali al conseguimento di risorse economiche e di posizioni di privilegio. Siffatto modello operativo si è nel tempo affinato in una sorta di “sistema integrato” tra imprese, amministratori locali e soggetti mafiosi, in un intreccio tra governo del territorio, appalti, e affari criminali, che ha costituito l’humus sul quale consolidare le attività di riciclaggio e di reinvestimento delle risorse illecitamente acquisite, anche grazie alla disponibilità da parte di talune compagini imprenditoriali ad entrare in rapporti collusivi con le consorterie mafiose - afferma la Dia -.
Si è trattato di imprese che, se da un lato hanno costituito schermo per le attività illecite, dall’altro sono divenute funzionali alla realizzazione di imponenti frodi fiscali, spesso perpetrate con lo strumento delle fattura zioni per operazioni inesistenti. Tali tipologie di reato inquinano il tessuto produttivo regionale creando un ingente danno all’erario senza, tuttavia, generare tensioni o allarme sociale tra i cittadini. Negli ultimi anni, talune rilevanti indagini sulla criminalità organizzata condotte in ambito regionale hanno documentato la presenza proprio di professionisti, imprenditori e amministratori locali “vicini” alla criminalità organizzata, in grado di proporre servizi e diversificate forme di collaborazione con reciproci vantaggi. La pressoché assenza di episodi significativamente eclatanti o sanguinosi non significa, però, che le organizzazioni criminali abbiano rinunciato del tutto all’uso della violenza o che la criminalità organizzata dei “colletti bianchi” abbia sostituito in toto quella tradizionale: ci si trova spesso, infatti, dinanzi ad organizzazioni camaleontiche – anche composte da gruppi criminali di diversa matrice in interazione fra loro – in grado di “cambiare pelle” in relazione all’ambiente in cui agiscono.
La violenza rimane, in ogni caso, un’opzione di “riserva” sempre attivabile, particolarmente a scopo intimidatorio, cui ricorrere solo in extrema ratio'.

Il mosaico mafioso emiliano

'Tra le organizzazioni criminali più attive, la ‘ndrangheta si è imposta sulle altre sotto il profilo economico-finanziario movimentando ingenti volumi di denaro e nascondendone le tracce sfruttando stretti legami e intrecci con taluni professionisti ed imprenditori collusi. Gli esiti giudiziari di alcune rilevanti inchieste hanno confermato il radicamento e l’operatività in Regione, da più di un ventennio, di un sodalizio ndranghetista storicamente collegato alla cosca Grande Aracri originaria di Cutro, riuscito a infiltrarsi nell’economia legale prevalentemente nelle Province di Reggio Emilia, Parma, Piacenza e Modena. Questo sodalizio si è sempre dimostrato in grado di mascherare la riconducibilità di attività economiche, commerciali e immobiliari tramite prestanomi, con intestazioni fittizie e/o operazioni di riciclaggio e di reimpiego di capitali illeciti, agevolato dalla complicità di professionisti, imprenditori e politici lo cali senza scrupoli. Frequentemente si è riscontrata l’esistenza di sistemi illegali costruiti ad hoc per perseguire i propri interessi criminali e frodare sistematicamente il fisco. Al riguardo, già dai primi anni 2000 sarebbe emerso come le estorsioni agli imprenditori fossero dissimulate tramite l’emissione di false fatture consegnate agli estorti per fare loro recuperare il corrispondente importo tramite l’Iva.
Per quanto riguarda la presenza in Regione di sodalizi mafiosi di matrice siciliana, già dagli anni ‘90 soggetti ritenuti “vicini” a clan riconducibili a cosa nostra, quali i Rinzivillo, o alla stidda, avrebbero realizzato rilevanti attività criminali per lo più connesse al riciclaggio di denaro e al traffico di stupefacenti.
Il quadro offerto dalle indagini degli ultimi anni ha dato anche testimonianza circa la presenza di attività imprenditoriali riconducibili a soggetti ritenuti “vicini” a gruppi di matrice camorristica, in particolare, al clan dei Casalesi. Nello specifico, per quanto concerne la Provincia di Bologna, questi si sarebbero dedicati per lo più ad attività di riciclaggio e reinvestimenti immobiliari, mentre in Provincia di Modena sono risultati prevalentemente dediti ad attività estorsiva. In Provincia di Rimini, invece, è stata documentata l’operatività di soggetti ritenuti “vicini” al clan camorristico Contini di Napoli dediti ad attività estorsiva ed alla gestione di una pluralità di attività criminali. Le più recenti risultanze investigative e di analisi, tra l’altro, hanno confermato, anche nel periodo di riferimento, ricorrenti tentativi da parte di sodalizi di matrice camorristica di inquinamento nei settori della ristorazione ed immobiliare, da sempre ritenuti i più remunerativi, per mano del gruppo Veneruso-Rea o in quello dei trasporti e della logistica ad opera del clan D’Alessando, entrambi originari di Napoli.
Per quanto concerne l’operatività in Regione di sodalizi mafiosi di origine pugliese, sebbene non emergano segnali di infiltrazione nel settore dell’economia legale, recentemente si è avuta contezza circa la presenza occasionale di soggetti ad essi riconducibili.
Con riferimento, invece, alle organizzazioni criminali straniere, risulterebbe la presenza di gruppi più o meno strutturati di soggetti originari del Pakistan, Nigeria, Albania, Cina e del Maghreb, ognuno con uno spazio di azione tale da non porsi in conflitto con altri nell’attuale panorama delinquenziale. Nello specifico, gruppi illegali cinesi opererebbero per lo più nel riciclaggio di denaro, nel traffico di merci contraffatte e nella gestione del gioco illecito, mentre narcotrafficanti albanesi e nigeriani nel mercato degli stupefacenti. Per quanto concerne i sodalizi mafiosi di origine nigeriana, rilevanti risultanze giudiziarie e di analisi hanno confermato, nel tempo, la presenza in Regione dei gruppi cultisti denominati Maphite, Viking Arogabaga ed Eye' - chiude la Dia.
Cinzia Franchini
Foto relazione Dia 2024
Foto dell'autore

E' imprenditrice artigiana nel settore del trasporto di merci conto terzi ed è consulente per la sicurezza dei trasporti di merci pericolose ADR su strada. E' RSPP e si occupa di gestire tutte le att...   

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