Da anni Lapressa.it offre una informazione libera e indipendente ai suoi lettori senza nessun tipo di contributo pubblico. La pubblicità dei privati copre parte dei costi, ma non è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge, e ci segue, di darci, se crede, un contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di
modenesi ed emiliano-romagnoli che ci leggono quotidianamente, è fondamentale.
Sono tanti gli stranieri che dopo il diniego alla loro richiesta di asilo, dopo l’uscita dai percorsi di accoglienza e a seguito delle nuove norme sull'immigrazione, che non consentono di convertire il loro permesso di soggiorno in uno di lungo periodo o di lavoro, che si trovano in un limbo. Persone che dopo avere trascorso un anno o un anno e mezzo all'interno dei centri di accoglienza, in attesa della richiesta di asilo che nella maggiore parte dei casi dei soggetti sbarcati in Italia negli ultimi tre anni, viene diniegata, allargano le sacche di povertà e di disagio; persone spesso a rischio devianza e di entrare nelle fila della criminalità. Stranieri che spesso vengono intercettati dalle organizzazioni criminali che offrono loro possibilità di guadagno facile. Soprattutto attraverso lo spaccio.
Che per chi non è (o non è più), regolare, in Italia non può lavorare, non viene rimpatriato (il progetto e la discussione stessa sull'apertura dei CPR sembra essere caduta nel dimenticatoio, anche per la Lega che ne aveva fatto una bandiera elettorale), e di fatto non ha prospettiva, garantisce una occasione. Deleteria ma unica. Si tratta di fantasmi, chiamati a gestire l'ultimo miglio del commercio della droga, quello in cui anche 'se ti arrestano, c'è subito chi ti rimpiazza'.
Il problema, al netto delle divisioni politiche che da sempre comporta, c'è e va affrontato, sia in termini contingenti, (sulle sacche di irregolarità ed illegalità) sia, soprattutto, di prevenzione. Per garantire che in futuro chiunque arrivi in Italia, arrivi perché veramente in fuga da guerre o da altre calamità e una volta qui trovi le condizioni per una reale integrazione.
Perché per gli stranieri che irregolari lo sono, o lo diventano, dopo il mancato riconoscimento del diritto all'asilo, diventa difficile, anche per chi se ne occupa direttamente, ed è finanziato per farlo (associazioni, Coop sociali), garantire percorsi di integrazione.
Da questo obiettivo nascono due proposte avanzate a La Pressa da Luca Barbari, presidente di Porta Aperta Modena, associazione che, oltre ai servizi classici di accoglienza e di contrasto all'emerginazione e alla povertà, ha gestito, lo scorso inverno, il progetto straordinario di assistenza del Comune rivolto ai senza fissa dimora, che su Modena ha previsto la messa a disposizione, in modo continuativo, di 90 posti letto in più rispetto all'accoglienza ordinaria. Occupati, in certi momenti, per quasi la totalità, ma sufficienti a coprire il fabbisogno. A persone non solo straniere ma anche in Italiane, singoli o in alcuni casi a famiglie, in forte difficoltà abitativa e di povertà.
Barbari pensa che sull'immigrazione, sia in ingresso che in uscita, si possa agire con diversi strumenti. Due su tutti: 'I rimpatri volontari assistiti (una formula già prevista dal 2008 in Italia), e la creazione di corridoi umanitari attraverso il Ministero dell'Interno che possano essere gestiti e proposti anche a livello locale. Di fatto, in caso di calamità o guerre, come quella che sta colpendo la Libia, sarebbero strutturati dei corridoi umanitari per garantire l'aiuto diretto e l'arrivo in Italia di soggetti che veramente hanno bisogno di protezione internazionale. Avendo una garanzia, attraverso appunto il ministero e l'ambasciata, già nei paesi d'origine, di un accesso sicuro e legale. 'Credo che sul fronte dei rimpatri volontari assistiti - sottolinea Barbari - anche gli enti locali, nonché gli organismi del terzo settore, dovrebbero avere un ruolo più importante'
Di seguito, la dichiarazione di Luca Barbari, Presidente Porta Aperta Modena