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'È già il terzo allarmante episodio che avviene nella nostra città, in pochi mesi, di intralcio al diritto all'interruzione volontaria di gravidanza (ivg) che le associazioni 'no-choice', guidate in particolare da ProVita & Famiglia, promuovono impunemente dietro alla foglia di fico della libertà di espressione, mentre invece prevaricano il diritto al 'rispetto della dignità personale e della riservatezza' della persona gestante e della persona da ləi indicata come suə partner: diritti garantiti dalla legge 194/1978 che, seppur obsoleta e osteggiata su più fronti da governo e obiettori, è tutt'ora in vigore in Italia'. Così Unione Popolare di Modena attacca la maratona antiabortista '40 giorni per la vita', organizzata all'ingresso dell'ospedale policlinico di Modena. Un replica di quanto già avvenuto nelle precedenti iniziative. L'ultima la scorsa estate.
Persone che prendono parte attiva, con un presidio statico, all'iniziativa lanciata in Italia dal Movimento Pro Vita e che prevede, appunto, 40 giorni di presidio all'ingresso del Policlinico con cartelli contro il ricorso all'aborto
'Ormai ci siamo abituate e abituati all’idea che l’Italia sia fanalino di coda in Europa su molti temi che impattano la vita di cittadine e cittadini. I diritti e le libertà, purtroppo, non fanno eccezione: troppo spesso nel nostro Paese leggi inique o, peggio ancora, mancanti provocano discriminazioni quotidiane o negano condizioni di vita degne a milioni di persone' - commenta Silvia Panini, attivista per Volt Modena. 'C’è però un tema in particolare che, nonostante la chiara legislazione, viene piegato a volontà ideologiche e politiche: la libertà di scelta sul proprio corpo quando si parla di Interruzione Volontaria di Gravidanza (IVG) o di aborto in Italia.
Le manifestazioni di fronte all’ospedale di Modena mostrano chiaramente come questo tema sia ideologizzato. Nonostante si nascondano dietro ad un’altra libertà, quella di espressione, questi movimenti di fatto stanno limitando la libertà di qualsiasi persona voglia accedere al percorso di interruzione di gravidanza' - aggiunge.
Interviene poi Silvia Missio, Unione Popolare Modena: 'Ribadiamo alle istituzioni cittadine, in particolare al Sindaco, al consiglio comunale e al prefetto, che concedendo spazio a tali manifestazioni, lungi dal farsi promotori della 'procreazione cosciente e responsabile, dei metodi anticoncezionali, del decorso della gravidanza, del parto e dell'uso delle tecniche più moderne, più rispettose dell’integrità fisica e psichica' della persona gestante, come esorta la legge 194/1978, concedono invece terreno a movimenti dichiaratamente contro l'autodeterminazione delle persone, quando si tratta di: diritto all'aborto, eutanasia, diritti LGBTQ+. Insieme alla società civile vogliamo lanciare una contro-manifestazione e dimostrare che la città di Modena non è d’accordo con queste dimostrazioni. Condanniamo questa iniziativa, come le precedenti, ed esortiamo a nostra volta l'amministrazione comunale a riconoscere che la dissuasione intimidatoria praticata davanti all’ospedale non è né prevenzione né espressione di libertà di pensiero o culto: è violenza di stampo patriarcale'.
Nella foto, immagine del presidio la scorsa estate
Redazione Pressa
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