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Dopo 30 anni di sostanziale immobilismo (negli anni 2000 i lavori più importanti per l'innalzamento dei livelli di sicurezza dei bacini idrografici di Modena si sono svolti soprattutto sulla diga delle casse di espansione del fiume Panaro), è stato nel 2014, e solo a seguito dell'alluvione provocata dalla rottura dell'argine del fiume Secchia, nel comune di Modena, in località S. Matteo, che sono stati avviati lavori di manutenzione, pulizia ma soprattutto innalzamento degli argini per contenere le ondate di piena. Soprattutto sul Secchia, con particolare riferimento al tratto che da ponte Alto arriva fino a Bastiglia. Interventi sufficienti solo per contenere meglio e con maggior margine piene piccole. Perché il sistema della cassa di espansione, mai adeguato nonostante i limiti progettuali del manufatto costruito negli anni '70, non consente se non il tagli delle piene con Tempo di Ritorno (TR) a 20 anni.
Un livello basso, molto basso, quello della sicurezza del fiume Secchia, se si considera che sul piano tecnico il riferimento per la sicurezza, considerato dalle relazioni tecniche, sarebbe almeno TR100. Obiettivo irraggiungibile per chissà quanti anni, nonostante la previsione di arrivarci ci sia. L'adeguamento a TR50 del manufatto di contenimento del bacino in linea, il cui progetto è previsto già nel prossimo anno e in parte finanziato, non vedrebbe la realizzazione prima del 2026. Periodo nel quale i modenesi dovranno scongiurare l'arrivo di piene particolarmente grandi, comprese quelle con Tempo di Ritorno 50.
E del progetto di adeguamento della cassa di espansione del Secchia a livello TR50 ne hanno parlato anche i vertici Aipo al Prefetto Camparota oggi impegnata in diversi sopralluoghi tra le aree di intervento dei progetti anti-alluvione, messi in campo dopo il disastro del 2014, grazie al lavoro di Aipo, Regione ed enti locali.
Spostandosi tra i cantieri di Secchia, Panaro e canale Naviglio, Camporota è stata accompagnata dai tecnici Aipo, il cui direttore generale, Meuccio Berselli, ha confermato sul piano operativo, riferendosi al Secchia, di voler contenere la piena con un tempo di ritorno di cinquant'anni rispetto ai 20 attuali. 'I tempi prevedibili ad oggi- spiega Berselli- vedono la conclusione della procedura già entro il prossimo anno e la realizzazione dell'infrastruttura entro la primavera del 2026. Oggi i costi esorbitanti delle materie prime, generati dai rincari sui mercati internazionali, in conseguenza ai noti sconvolgimenti geopolitici, obbligano massima cautela, ma è fuor di dubbio che la sicurezza idraulica della comunità Modenese per Aipo viene prima di ogni altra cosa, e la coesione manifestata con la Regione Emilia-Romagna e la Prefettura di Modena ci stimola a migliorare l'efficienza operativa grazie al lavoro del nostro staff locale'.
Nella foto, l'uscita dell'acqua a valle della diga della cassa di espansione del fiume Panaro
Redazione Pressa
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