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Un 'business enorme' lo ha definito ieri Roberto Butelli, segretario provinciale Siulp, dietro al grande flusso di minori stranieri non accompagnati in arrivo a Modena. Quello di organizzazioni che li dirottano qui, allo scopo di recuperarli, appena registrati in questura, al fine di avviarli a spaccio e attività criminali. Un mondo parallelo e scuro che si muove ai margini di quello dell'accoglienza strutturata. Quella in carico al Comune, gestita dai professionisti dell'accoglienza (Cooperative, onlus, consorzi e fondazioni), sulla base di bandi gestiti dal Comune, a differenza di quelli per i richiedenti asilo adulti maggiorenni gestiti dalla Prefettura.
Soggetti ai quali il Comune affida il mandato di prendere in carico, in nome e per conto dell'ente, i minori; una accoglienza che attraverso cifre che variano dai 60 ai 152 euro giornalieri (finanziati per lo più dallo Stato), avviene in strutture per lo più di comunità, per ogni minore accolto, e che dovrebbe andare ben oltre al vitto e all'alloggio, fornendo quelle condizioni di integrazione, di crescita e, non ultimo, di sicurezza, che dovrebbero fare parte del bagaglio messo a disposizione dalla comunità non solo, appunto, sotto il profilo economico, ma anche sociale e relazionale. In sostanza, un progetto di integrazione e crescita, fatto di diritti e doveri.
E' su questi punti che ci si interroga ancora di più oggi, nel momento in cui la cronaca, non da ieri, ma da anni, anche se oggi con una diffusione sempre più capillare, racconta di schiere di giovani accolti coinvolti in spaccio, o in gruppi di bande di stranieri di etnie in conflitto, rivali sulle strade, esposti alle organizzazioni criminali o in scontri come quello che venerdì scorso ha portato alla morte, per accoltellamento, di un sedicenne di origine pakistana, da dicembre scorso ospite del San Filippo Neri. Spesso visti liberi di scorazzare per la città anche di notte. Ricordiamo le violente rapine all'interno dei giardini pubblici, alle ore 3, quando questi ragazzi avrebbero dovuto essere nelle loro case di accoglienza e non in giro a fare danni. Così come le recenti retate nei confronti di giovani spacciatori poi risultati presenti nella rete di accoglienza modenese.
E allora partiamo da chi in questi anni ha gestito l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati (MSNA) e l'enorme flusso di denaro che la sostiene. Senza critica, ma solo per capire le dimensioni di un fenomeno che sia per i criminali che lo sfruttano e lo alimentano, sia per coloro che lo gestiscono, rappresenta numeri enormi. Solo per inquadrare la dimensione economica di un fenomeno che fa da cornice il tipo di accoglienza che nella realtà viene garantita a questi ragazzi.
Fino all'inizio del 2021 erano circa 100 i minori stranieri non accompagnati che il Comune di Modena accoglieva ogni anno. Oggi sono circa 250. Più che raddoppiati in nemmenno due anni. Con un aumento della spesa per l'accoglienza che solo nel 2022 e solo nel comune di Modena ha portato ad ulteriori incarichi agli stessi gestori per circa 800 mila euro. Che si sono aggiunti alla base stanziata per l'accoglienza per così dire ordinaria dimensionata su circa 100 minori.
Quella base riconfermata alla fine del 2020, quando il Comune di Modena decise di prorogare per ulteriori 24 mesi, dal gennaio 2021 al 31 dicembre 2022, i contratti di servizio stipulati nel 2018 e 2019 con i soggetti gestori dell'accoglienza: Consorzio Gruppo CEIS, Fondazione San Filippo Neri alta autonomia, Fondazione Orione 80 e Caleidos Cooperativa Sociale. A loro una volta giunti a Modena e registrati, il Comune affida i minori in strutture residenziali autorizzate. Con una spesa per la proroga dei contratti per due anni 3.870.514 euro cosi suddivisa:
Anno 2021 1.935.257 euro di cui:
• euro 1.194.207, IVA al 5% inclusa, a favore del Consorzio Gruppo CEIS
• euro 388.360 esente IVA, a favore della Fondazione San Filippo Neri
• euro 275.940, IVA al 5% inclusa, a favore della Cooperativa Sociale CALEIDOS,
Anno 2022 1.935.257 euro di cui:
• euro 1.194.207, IVA al 5% inclusa, a favore del Consorzio Gruppo CEIS
• euro 388.360, esente IVA, a favore della Fondazione San Filippo Neri,
• euro 76.750, esente IVA, a favore della Fondazione Orione 80,
• euro 275.940, IVA al 5% inclusa, a favore della Cooperativa Sociale CALEIDOS
Fino a qui le condizioni 'normali' di spesa previste nel 2020 per i successivi due anni, fino alla fine del 2022. Cifre che però non prevedevano l'emergenza che di li a poco sarebbe scoppiata. Con Modena meta o obiettivo ormai evidente di organizzazioni criminali pronte a dirottare qui decine di ragazzi stranieri più o meno fintamente non accompagnati. Un boom, quello registrato già dal 2021, ma soprattutto nel 2022. Una vera a propria emergenza difficilmente gestibile che spinse il sindaco di Modena, nell'estate del 2021, a scrivere una lettera al ministro Lamorgese. La risposta (posto che ci sia stata), non fu sicuramente quella auspicata visto che il sindaco fu 'obbligato' a scrivere nuovamente al Ministro nell'ottobre successivo, affermando che il sistema era al collasso e più in grado di garantire le condizioni minime dell'accoglienza. La risposta all'emergenza che oggi il sindaco chiede al ministro Piantedosi è sostanzialmente quella che nei fatti il Ministro Lamorgese non diede.
Al punto che l'emergenza non solo non venne risolta ma diventò strutturale. Spostandosi fino ai giorni. La risposta, nel 2022, fu solo di carattere economico, basata su 800 mila euro in più per aumentare i posti dell'accoglienza messi a disposizione, in assenza di nuovo bandi, dai soggeti che la gestivano. Ma non solo, perché il sindaco fu obbligato a dirottarne (passateci il termine), altrove. Ma a quale prezzo in termini di qualità dell'accoglienza? Che controlli di qualità ci sono su un sistema così delicato e ormai così frammentato che fatica a non crollare sotto il suo stesso peso? Che il sistema non era più in grado di reggere lo diceva già 18 mesi fa il sindaco al Ministro Lamorgese. Come ha fatto allora a reggere e soprattutto a quale prezzo sotto il profilo della qualità dell'accoglienza? Sappiamo che in emergenza 60 minori stranieri sono stati inviati altrove, in strutture fuori provincia. Dove? E come possiamo, quando si parla di minori, legittimare una emergenza perenne e vivere con la consapevolezza che a fronte di milioni di euro spesi ogni anno non siamo in grado, come comunità, a garantire a questi ragazzi, una volta presi in carico, ciò che come persone, e come minori soprattutto, hanno diritto di avere?
Gianni Galeotti
(...continua)