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La storia si ripete: nonostante l'aumento (seppur a rilento) della raccolta differenziata e la riduzione dei rifiuti urbani indifferenziati prodotti e conferiti, il super-inceneritore a recupero di energia (mai trasformato in termovalorizzatore capace di rifornire energia termica edifici pubblici e privati di Modena), continua a superare ogni anno la soglia delle 200 mila tonnellate di rifiuti bruciate. Esattamente 207 mila quella raggiunta nel 2029. Ma se la soglia massima del totale dei rifiuti che è possibile bruciare nell'impianto modenese ogni anno, fissata a 220.000 tonnellate, non è stata superata, negli ultimi due anni, come documentato già l'anno scorso da La Pressa, si è registrato per contro il superamento della soglia limite nello smaltimento dei rifiuti speciali. Il rapporto tra rifiuti urbani e rifiuti speciali (le due macroaree in cui si divide la composizione del totale dei rifiuti conferiti nell'inceneritore), sta cambiando più velocemente di quanto è successo negli ultimi anni.
Se gli urbani indifferenziati calano, anche se a Modena più lentamente rispetto ad altre aree della regione e d'Italia, crescono velocemente, e da due anni con sforamento delle soglie limite, gli speciali. Che differiscono da quelli urbani per la loro origine. Si tratta rifiuti prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti. Ad esempio selezione, triturazione, compattazione. Categoria nella quale rientrano molte tipologie. Dal legno ai metalli ferrosi, dai prodotti tessili ai minerali. Tipologia che a tonnellate abbiamo visto bruciare non in maniera controllata come avviene nell'inceneritore, bensì in maniera accidentale nel devastante rogo che interessò proprio nel 2018, il deposito di stoccaggio e selezione, gestito da Hera, di via Cavazza.
Il 2018 è stato l'anno del primo record e del primo netto sforamento della soglia limite delle 50.400 tonnellate di rifiuti speciali fissata in un anno per l'inceneritore di Modena. Perché anziché 50.
400 tonnellate nell'inceneritore ne furono conferite più di 61.000, il 20% in più rispetto all'anno precedente, il 2017, in cui le tonnellate di rifiuti conferite furono 42.000, ben al di sotto dei limiti consentiti. Nonostante non risulti (anche se su questo punto siamo pronti a riportare eventuali correzioni dagli organi competenti), che la normativa, anche regionale (il riferimento che abbiamo analizzato è quello riportato da Arpae nell'ultimo report relativo al consuntivo del 2019 è Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti approvato
con deliberazione dell’Assemblea Legislativa n.67 del 03/05/2016, che regolamenta i quantitativi
ed il flusso di rifiuti urbani e rifiuti speciali), abbia autorizzato tale sforamento. Uno sforamento che se nel 2018 poteva essere straordinario, ovvero legato ad una oggettiva emergenza (confermata dalla stessa Regione), sui rifiuti speciali di derivazione industriale, sembra essere diventato ordinario, quasi messo a sistema, leggendo i dati dell'ultimo report dell'attività dell'inceneritore nel 2019.
Il dato definitivo dei rifiuti speciali conferiti nel 2019 all'inceneritore di Modena registra infatti un punto mai raggiunto: 74.451 tonnellate, più di 13.000 tonnellate in più rispetto 61.000 tonnellate del 2018, e 32.000 in più rispetto al dato del 2017. Un aumento tale da compensare la riduzione delle tonnellate di rifiuti urbani conferite nel 2019 rispetto agli anni precedenti. Riduzione costante negli ultimi anni. Dalle 166.000 tonnellate di rifiuti urbani del 2017 si è passati alle 150.000 del 2018 e alle 133.000 del 2019. Riduzione dovuta al calo delle singole fonti, provinciali e da altre province. I rifiuti indifferenziati prodotti a Modena e dstinati all'inceneritore passano dalle 124 mila tonnellate del 2017 alle 119.000 del 2018 e alle 111.000 del 2019. In costante riduzione alla quantità di rifiuti urbane portate all'inceneritore di Modena da altre province, passati dalle 42.000 tonnellate del 2017 alle 30.000 del 2018, alle 22.000 del 2019. Riduzione compensata appunto dal grande aumento dei rifiuti speciali (per i quali non vige nemmeno la distinzione sulla provenienza provinciale od extraprovinciale), tale da portare il saldo finale dei rifiuti bruciati nel 2019 nell'inceneritore modenese (dove con la logica del recupero energetico viene bruciata anche la plastica che finisce all'interno dei cassonetti della differenziata distribuiti su Modena per aumentare il potere calorifero), a 207 mila tonnellate. Al di sotto certo della soglia delle 220.000 di potenza massima dell'inceneritore, ma di fatto al limite di quelle 210-215.000 tonnallate/anno indicate da Arpae per definire la potenza complessiva massima per l'attività di recupero dei rifiuti dimensionata sulla base del potere calorifico effettivo dei rifiuti registrato mediamente negli ultimi anni.
Fatto sta che nonostante gli sforzi dei cittadini modenesi nell'adottare comportamenti virtuosi nella raccolta differenziata (pur nei limiti di una differenziata nel comune di Modena ancora cosiddetta sporca, ovvero ancora condotta con la modalità dei cassonetti e non con il porta a porta e conseguente tariffa puntuale), il prezzo che Modena e l'intera provincia continuano a pagare in termini di impatto ambientale è altissimo o almeno maggiore rispetto quello che pesa su altre province della regione anche con inceneritore e a quello che con le più all'avanguardia tecniche di raccolte e riciclo del materiale, si potrebbero ottenere. Perché al di la delle emissioni di polveri e metalli dal camino dell'inceneritore e la produzione di scorie da avviare a loro volta ad incenerimento, c'è da considerare l'enorme movimentazione e traffico di mezzi pesanti non solo impegnati nella raccolta ma anche carichi di rifiuti speciali e non provenienti da altre province. E che, sia perché autorizzati sia perché in movimento al di fuori dell'anello della tangenziale, non rispondono alle limitazioni del traffico imposte, nemmeno in emergenza.
Gi.Ga
Ricordiamo che La Pressa ha pubblicato un ampio dossier/inchiesta sull'inceneritore di Modena consultabile QUI