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Record di consumo di suolo, clima e subsidenza: in Emilia-Romagna rischio sempre più irreversibile

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Negli ultimi 60 anni le città emiliano-romagnole si sono abbassate anche di un metro. Gli interventi vanno visti in area vasta. E le grandi opere a protezione del territorio, oltre a scontare enormi ritardi, rischiano di nascere già vecchie. Il punto con il geologo Giovanni Martinelli


Record di consumo di suolo, clima e subsidenza: in Emilia-Romagna rischio sempre più irreversibile
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Le precipitazioni dei giorni scorsi sembrano aver creato per l'Emilia Romagna una tempesta perfetta. A crearla un mix di fattori territoriali ed ambientali che ormai hanno carattere strutturale e che portano quella stessa tempesta perfetta a non essere considerata così eccezionale. In sostanza gli effetti di eventi meteo avversi assumono in Emilia-Romagna caratteristiche ancora più devastanti. Le abbondanti precipitazioni piovose hanno inciso su un territorio già fortemente fragile, indebolito negli anni da diverse variabili. Tra queste un consumo di suolo che vede l'Emilia-Romagna con i tassi più alti, e di incremento maggiori negli ultimi anni, a livello italiano, e uno sfruttamento intensivo della risorsa acqua che ha inciso sulle falde sotterranee e provocato anche l'accellerazione del fenomeno di subsidenza con conseguente abbassamento delle città e dei territori sull'asse e a nord della via Emilia. Da Parma al mare, anche di un metro e più.

E ciò in un tempo brevissimo, ovvero negli ultimi 60 anni. A ciò si aggiungono gli enormi ritardi, anche nel territorio modenese, nella realizzazione delle opere per la sicurezza idraulica che viste però in una ottica ampia e di area vasta (come gli esperti suggeriscono di fare), rischiano di rimanere provvedimenti tampone, insufficienti, e nascere già vecchie. In sostanza in quest'ottica gli eventi climatici avversi e straordinari fungono da miccia e detonatore di una situazione già esplosiva. Un quadro drammatico e di difficile gestione, se non forse attraverso un vero e proprio cambio di paradigma e di approccio, disegnato ieri sera da Giovanni Martinelli, geologo Unimore, nel corso di un incontro organizzato dal gruppo Pro Rione Sacca alla sala polivalente di via Delle Suore, a Modena, alla presenza dei numerosi comitati che si occupano dei problemi legati al rischio idrogeologico sul territorio. 
Tra le azioni su cui investire - afferma il geologo Giovanni Martinelli nella breve intervista riproducibile nel video di seguito - c'è un piano di invasi capace di un doppio effetto. Da un lato laminare le onde di piena prima che arrivino in pianura e dall'altro fornire maggiori quantità di acqua di superficie da utilizzare per l'irrigazione, evitando così di andare ad intaccare in maniera massiccia il prelievo di acque sotterranee. 


Redazione Pressa
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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 


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