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'Io, Testimone di Geova ero al capezzale di mio padre'

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'Ha deciso di dissociarsi. Ma i legami familiari restano comunque ed è per questo che gli sono stato vicino fino alla fine'


'Io, Testimone di Geova ero al capezzale di mio padre'
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Spettabile redazione,
vi scrivo in relazione agli articoli da voi pubblicati in data 21 febbraio, “Pressioni e isolamento, ex testimone di Geova querela la Congregazione”, e 2 marzo 2020, “Denunciò Testimoni di Geova, anziano muore isolato dagli ex ‘confratelli’”. Sono il secondo figlio di Lucio Antonioli. Sono rimasto molto turbato leggendo le gravi accuse rivoltemi pubblicamente dal signor Bruno Manganiello, una persona che peraltro non conosco nemmeno.

In un momento di lutto come questo non avrei certo voluto pensare a rispondere a un articolo di giornale. Ma le affermazioni e le insinuazioni infamanti verso di me e la mia famiglia mi costringono a farlo. Sembra che il signor Manganiello non aspettasse altro che apprendere della notizia della scomparsa di mio padre per far pubblicare un articolo accusatorio contro la mia famiglia, senza alcun rispetto per i sentimenti di tutti noi.

Devo ammettere che anche il poco riguardo mostrato da questo giornale mi ha addolorato ed è per questo motivo che spero pubblicherete la mia lettera, se potrà in qualche modo rimediare alle accuse subite.

Desta sconcerto l’affermazione secondo cui mio padre mi avrebbe “invocato fino all'ultimo” sul letto di morte isolato. Ciò è del tutto falso. Ciò che è assolutamente vero è che purtroppo mio padre è morto ieri mattina alle 7:02. Posso dire con precisione i minuti perché ero accanto a lui quando è spirato. Avevo trascorso tutta la notte al suo capezzale. Da solo. La notte precedente l’aveva assistito mia moglie, anche lei testimone di Geova. Ieri mattina mia madre è stata accompagnata all’obitorio da un testimone di Geova che si è gentilmente messo a sua disposizione. Le accuse infamanti del signor Manganiello oltre a essere infondate dimostrano, se ce ne fosse bisogno, che egli non conosce la mia famiglia né i fatti.

Di certo, questo sedicente benefattore non ha prestato nessuna assistenza a mio padre, né gli ha fatto visita al capezzale. Non sono dunque stato io a lasciare solo mio padre in un momento tanto difficile.

I miei familiari sanno bene che, benché io abiti a 200 km di distanza, ho sempre cercato di supportare i miei genitori, recandomi di tanto in tanto da loro per assisterli, in particolare negli ultimi due anni quando la salute di mio padre è peggiorata per una malattia cronica che lo ha portato alla morte. Sono stati mesi di visite pneumologiche, cardiache e varie, abbiamo programmato insieme a mia madre gli appuntamenti e ho fatto in modo di essere presente coi medici per programmare cure e assistenza. Non c’è stata da parte nostra alcuna discontinuità nel fornire l’assistenza necessaria, neppure a seguito della recente decisione di nostro padre di dissociarsi volontariamente dalla congregazione dei Testimoni di Geova. Certo, dopo 40 anni questa scelta mi ha sorpreso. È stato mio padre a insegnarmi la Bibbia e ad aiutarmi a comprendere i valori professati dai testimoni di Geova. Lo ringrazierò sempre per questo. Ho comunque rispettato la sua scelta, come è giusto che sia. I legami familiari restano comunque ed è per questo che gli sono stato vicino fino alla fine.

Nell’articolo del 21 febbraio il signor Manganiello parla di una presunta denuncia presentata da mio padre contro i Testimoni di Geova. Non capisco come mai l’abbia resa nota dopo 4 mesi e solo pochi giorni prima della morte di papà; in ogni caso sarà il tempo a dimostrare se l’eventuale esposto sia fondato o meno. Nel frattempo credo non sia corretto imbastire un processo mediatico. Ritengo inoltre gravemente scorretta da parte di Manganiello l’attribuzione, anche se non del tutto esplicita, della morte di mio padre alle conseguenze del malore che sarebbe stato causato da due Testimoni che lo avevano visitato nell’ambito della loro opera pastorale. Falsa è anche l’asserzione secondo cui mio padre “era ricoverato … da settembre 2019”. In realtà era da oltre due anni, purtroppo, che entrava e usciva dall’ospedale. La religione non c’entrava niente.

Proprio questo attacco diretto alla religione, che è la mia ed è stata quella di mio padre per 40 anni, solleva gravi dubbi sulle reali intenzioni di questo signor Manganiello che si è autodefinito con lo strano titolo di “curatore amministrativo” di mio padre. Forse ha voluto dare a intendere a chi non conosce la mia famiglia che egli era autorizzato da qualche autorità ad assistere mio padre. Non è assolutamente così. È evidente che il signor Manganiello non abbia agito negli interessi di mio padre, né della nostra famiglia, perché invece di portare serenità, ci ha pubblicamente diffamati accusandoci di averlo abbandonato e di non averlo assistito, violando inoltre la nostra privacy.

Se dunque il signor Manganiello vuole fare una personale crociata contro i Testimoni di Geova, lo prego pubblicamente di non usare più la memoria di mio padre o la mia famiglia. Lo stesso invito lo rivolgo sentitamente anche al vostro giornale. In un momento di lutto la mia famiglia chiede rispetto e mi auguro che estranei non continuino a creare divisioni e un clima di tensione.

Ho scritto io questa lettera perché gli attacchi sono stati rivolti alla mia persona. Tuttavia la sottoscrivono anche mia madre e mio fratello maggiore (il quale non è testimone di Geova) perché ne condividono il contenuto.

Con preghiera di pubblicazione, porgo i miei saluti.

P.A. 


Redazione Pressa
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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 

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