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L'effetto dei vaccini è dimostrato, anche in provincia di Modena, dal calo dei contagi e delle infezioni gravi specialmente nelle fasce più alte della popolazione. Ma se si osserva l'andamento dei ricoveri sia in regime ordinario sia in terapia intensiva spalmati nell'ultimo grafico fornito dall'Ausl di Modena che si sviluppa dall'inizio della pandemia ad oggi, allora la variabile legata ai vaccini appare, e di fatto è, molto più ridimensionata. Sicuramente rispetto a quella della stagionalità. Quasi a non incidere, in termini assoluti, e sull'intera popolazione, per nulla. A ben vedere, se si confronta il mese di maggio 2020 e il maggio 2021, è evidente come il numero dei ricoveri sia maggiore nel 2021 rispetto al 2020 e il calo dei contagi legato all'arrivo della primavera ora inoltrata, meno marcato e più in ritardo oggi rispetto al calo che si ebbe nel 2020, senza vaccini.
A fare la differenza ci sono due variabili come un lockdown forte come quello della prima fase e la variante inglese che ha sostituito la prima e che ha caratterizzato con la sua forza, la seconda. Ciò non toglie che la visuale di insieme dell'andamento dell'epidemia misurata secondo il dato dei ricoveri, nel periodo delle riaperture (che erano tali sia la primavera scorsa che l'attuale), mostra valori assoluti e di picco maggiori nella seconda e nella terza fase, (anche senza tenere conto del periodo novembre-febbraio non compreso nella prima fase della pandemia, scoppiata e rilevata ufficialmente di fatto a febbraio), rispetto alla prima, quando nessun vaccino esisteva. E anche nel giorno ultimo rilevato del 26 maggio, vediamo che il 2021, ormai a campagna vaccinale avanzata, presentava dati di ricoveri comunque ancora maggiori rispetto a quelli del 26 maggio del 2020.
Particolare poi nella seconda e nella terza fase è il fatto che dal 15 febbraio 2021 la campagna vaccinale già iniziata, non impedì, e addirittura non limitò, il nuovo innalzamento nel numero di ricoveri, in rapida ascesa fino alla metà di marzo, quando toccò livelli anche in questo caso superiori a quelli toccati nello stesso periodo del 2020, quando i vaccini non esistevano. Insomma, come per l'influenza (del resto gli esperti ci hanno insegnato in questo periodo che di influenza, anche se nuova e più virulenta nella sue varianti, si tratta), l'infezione e la sua diffusione è strettamente legata alla stagionalità. Evidenza chiara, anche per i meno esperti, ma che i dati oggettivi hanno nuovamente reso e continuano a rendere in questi giorni, oggettiva. Evidenza che rende facile fare previsioni politiche, anche senza il supporto della scienza, e di azzeccarci sempre, in positivo, a prescindere che si promulghino le aperture così come le chiusure. Sicuri che con l'estate i valori caleranno, tantissimo, al punto rendere gioco facile anche l'uso e l'abuso del concetto di rischio calcolato, così caro alla politica e alla altrettanto facile propaganda.
Gi.Ga.
Redazione Pressa
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