'Non possiamo nascondere che la nostra federazione ha vissuto un momento difficile dopo le dimissioni del precedente segretario Stefano Reggianini, a lui va il mio personale e il nostro collettivo ringraziamento per la responsabilità che ha dimostrato con le sue dimissioni per cercare di mettere in sicurezza il nostro partito dalle strumentalizzazioni della destra che fa la garantista coi suoi e la giustizialista con gli altri'. Queste le parole testuali (
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scelte dal nuovo segretario 'a tempo' del Pd di Modena, Marika Menozzi, pochi giorni fa in apertura della festa dell'unità. Parole alle quali è seguito un lungo applauso sia da parte dei dirigenti presenti, a partire dal segretario Tosiani, che da parte del pubblico.
Non una parola di prudente attesa sull'operato di Reggianini alla guida di Amo, non un generico appello all'operato della magistratura. Niente di tutto questo. Il nuovo segretario (con scadenza due mesi in attesa di una resa dei conti interna al centrosinistra) ringrazia e applaude Reggianini e afferma che tutte le critiche che gli sono state rivolte sono frutto di 'strumentalizzazioni' della destra.
Vale la pena ricordare che Stefano Reggianini, prima di essere eletto segretario provinciale Pd, è stato per tre anni alla guida di Amo, dal 2022 al 2025.
Al di là dell'enorme tema dei controlli sull'ammanco da oltre 450mila euro frutto di bonifici, per Amo eseguiti sul conto della ex dipendente, solo nel 2024 e nei primi mesi del 2025 allo sportello bancario risultano essere stati effettuati prelievi in contanti dai conti di Amo per un totale di oltre 22mila euro: era l'amministratore unico Reggianini ad effettuare i prelievi, secondo la tesi di Amo su esplicita richiesta della ex dipendente. E ancora: proprio dal 2022 al 2025 risultano essere stati effettuati pagamenti a mezzo Pos per oltre 24mila euro con descrizione contabile non coerente rispetto al beneficiario o con attività ritenuta non compatibile con quella svolta da Amo per oltre 24mila euro. Si tratterebbe anche in questo caso di pagamenti Pos col bancomat a disposizione di Reggianini, al quale, secondo Amo, poteva accedere anche l'ex dipendente.
Insomma, quasi 50mila euro spariti per azioni compiute da Reggianini, indipendentemente da chi lo abbia 'indotto' a compierle.
Ora, il nuovo amministratore unico di Amo Andrea Bosi, insieme all'avvocato Giulio Garuti, ha parlato di 'eccesso di fiducia', mentre il segretario Pd lo ha elogiato applaudendolo per la sua responsabilità.
Ovviamente sarà la magistratura a decidere e il garantismo è d'obbligo, ma davvero l'atteggiamento corretto da parte degli attuali vertici Pd è quello di lodare senza se e senza ma l'ex segretario? Ad oggi Reggianini non risulta indagato e quindi la questione è tutta politica, ma l'impressione è che la fedeltà alla ditta della giovane Marika Menozzi abbia travalicato la prudenza. Davvero per il Pd l'unico motivo per il quale l'ex segretario provinciale si è dimesso è per 'evitare strumentalizzazioni della destra'? Non esisteva una questione di opportunità che lo consigliava comunque a un passo indietro? Come detto, starà alla Giustizia fare piena luce su responsabilità legate all'ammanco da 515mila euro di soldi pubblici, ma chi ha responsabilità di governo, così come chi è chiamato a guidare l'Agenzia, dovrebbe restituire ai cittadini l'idea che le difese d'ufficio non sono contemplate, esattamente come non sono contemplate le condanne mediatiche.
Giuseppe Leonelli