Metodo
Il revisionismo è il metodo storiografico per eccellenza, che consiste nel riesaminare e reinterpretare eventi storici alla luce di nuove evidenze e prospettive. Chi aderisce a questo metodo cerca di sfidare le narrazioni storiche consolidate e di offrire nuove interpretazioni che possano arricchire la comprensione del passato. Ciò nonostante a ottant’anni dalla fine della guerra e a venti dalla fortunata serie di libri sulla guerra civile di Giampaolo Pansa, chi tenta di accreditare una comprensione del fascismo che sconfini dai canoni della vulgata corrente deve, purtroppo, mettere in conto l’immediata reazione dei gendarmi della memoria, immediatamente pronti a rimbrottare chiunque e financo a chiedere le dimissioni di un ministro per una frase ambigua, suscettibile di molteplici interpretazioni. Segno evidente che la strada da percorrere per giungere ad una interpretazione del regime che tenga conto, con equilibrio, delle luci e delle ombre del ventennio è ancora molto lunga.Fascismo
Assistiamo in questi anni ad un fenomeno che si sviluppa in due direzioni opposte. Da un lato si pongono coloro che operano del fascismo una riduzione a qualche sua componente quale il nazionalismo ed il militarismo, fino a giungere al riduzionismo estremo di considerare il fascismo nulla più che un fenomeno criminale. Si tratta, come è chiaro, di interpretazioni parziali e fuorvianti. Il nazionalismo non è certo componente esclusiva del fascismo; basti pensare che anche il mahatma Ghandi era un nazionalista. Il militarismo è comune a moltissimi regimi autoritari e democratici e non è certo tipico solo del fascismo. Ridurre il fascismo ad un fenomeno criminale al pari della mafia, non consente di comprendere proprio nulla. La repressione delle libertà, lo scioglimento dei partiti avversari, la persecuzione degli oppositori, la censura, il controllo sulla scuola, la stampa, la cultura sono attività che hanno caratterizzato anche molti regimi sopravvissuti alla seconda guerra mondiale (fino alla caduta del muro di Berlino queste pratiche erano all’ordine del giorno in tutto il blocco ex sovietico e lo sono ancor oggi in paesi come la Cina e la Corea del Nord).L’altra tendenza è quella di trasformare il fascismo in una categoria metafisica, il cd Urfascismo o fascismo eterno, che viene utilizzato per etichettare negativamente qualsiasi regime della storia ovunque prenda il potere e che risulti indigesto a coloro che hanno il copyright di tale generico e fumoso concetto, ereditato dal compianto Umberto Eco. Si tratta di un manganello in dotazione allo squadrismo digitale.
Si tende invece ad evitare qualsiasi accenno alla politica economica del regime, all’interventismo statale del fascismo, al primo abbozzo di uno stato sociale e ciò forse perché tale politica pare troppo simile a quella di tanti regimi socialisti
Antisemitismo
Tra le componenti ideologiche costitutive del fascismo non si rinviene l’antisemitismo. A tal fine è sufficiente ricordare che Mussolini, come è noto, aveva una relazione extraconiugale con Margherita Sarfatti, critica d’arte ebrea. Meno noto è che Guido Jung, economista ebreo, fu ministro del governo Mussolini dal 1932 al 1935. Nel modenese si ricorda Duilio Sinigaglia, ebreo che credeva nel fascismo al punto di rimanere vittima di uno scontro con le guardie regie il 26 settembre 1921. Il fascismo tributò grandi onori a Duilio Sinigaglia intitolandogli il Gruppo Rionale ancora presente su Via Emila Est e tale intitolazione è rimasta anche dopo le leggi razziali e l’armistizio fino al 22 aprile 1945. La persecuzione degli ebrei italiani è in gran parte dovuta all’avvicinamento del regime alla Germania nazista. Anche l’abitudine a negare le differenze tra fascismo e nazismo accomunandoli sotto l’unica categoria general generica di nazifascismo è caratteristica di una scarsa conoscenza della storia. Con il collega Barbari condivido la considerazione che il consenso ad un regime non rende automaticamente morali i suoi atti, ma tale considerazione se vale per il fascismo vale anche per i regimi liberal democratici. Se risultano infami le leggi razziali altrettanto deve dirsi a proposito della legge 194/78 che ha portato alla soppressione violenta di oltre sei milioni di bambini innocenti. Ogni regime ha le sue ombre e ci vuole onestà intellettuale per non chiudere gli occhi a seconda delle convenienze politiche.Caso Roccella
Venendo infine al caso da cui questo confronto prende le mosse, ritengo che il ministro abbia perfettamente ragione nel dire che le gite, i viaggi della memoria pardon, siano volte non tanto e non solo a mostrare gli effetti dell’odio etnico e razziale (l’odio sociale che ha portato ad enormi tragedie come l’holodomor non figura nemmeno nei testi di scuola) – di genocidi la storia è piena (gli armeni, gli ucraini, i tibetani, i cambogiani, i tutsi, ecc.) – quanto a procurare una fortissima emozione ed un conseguente immediato giudizio morale e politico nei confronti dei colpevoli. L’effetto concreto è proprio quello di nascondere qualsiasi fenomeno analogo assolvendo o derubricando implicitamente le responsabilità di tutte le altre ideologie nella causazione di altre tragedie. Sappiamo bene che la comunicazione fondata sulle emozioni è molto più efficace e potente di quella razionale, in particolare quando è diretta ai giovani. Da ciò la diffusa convinzione tra i giovani che l’antisemitismo sia una patologia tipica della destra, quando invece e sotto gli occhi di tutti che l’antisemitismo è molto diffuso anche a sinistra (si pensi alla persecuzione sovietica degli ebrei russi che sono emigrati a migliaia in Israele) e nel mondo arabo.In conclusione non posso che auspicare che si parli il linguaggio della competenza storica e del revisionismo critico.
Con i migliori saluti
Avv. Costantino Righi Riva



