La revoca del sequestro dei cantieri edilizi fermati nel Parco della Rimembranza fu disposta nel giugno 2017, con la sentenza di assoluzione. Stupì che non fossero immediatamente ripresi i lavori. Ma il Pubblico Ministero aveva proposto l’appello e non era follia supporre che la Corte di Bologna avrebbe capovolto la decisione fondata dichiaratamente sulla mancata prova della norma oggetto della contestata violazione (proprio così: “Nel processo de quo non è stata raggiunta la prova certa di quale fosse la normativa applicabile in ragione della classificazione della zona interessata e delle opere di cui al progetto di riqualificazione”). La prudenza suggeriva dunque di confidare nei tempi della giustizia e attendere che maturasse la prescrizione dei due reati contestati (sono contravvenzioni). E irreparabilmente la prescrizione ha appunto chiuso la vicenda nello scorso gennaio. E’ grave offesa alla magistratura lasciare intendere (come non si è trattenuto dal fare, in una recente dichiarazione alla stampa, l’assessore di allora) che il Pubblico Ministero (richiedendo il sequestro dei cantieri edilizi per reati procedibili d’ufficio ed esercitando poi l’azione penale), il Gip (disponendo il sequestro), il Tribunale del riesame, tre magistrati (confermando la misura cautelare) si siano fatti strumento della “fanatica e insensata volontà di Italia
Chioschi, la prescrizione dei reati ha salvato la edificazione

Italia Nostra: 'Non si dica più, anche ufficialmente, che questo è il Parco della Rimembranza. Lo si cancelli dall'elenco dei pubblici monumenti'
La revoca del sequestro dei cantieri edilizi fermati nel Parco della Rimembranza fu disposta nel giugno 2017, con la sentenza di assoluzione. Stupì che non fossero immediatamente ripresi i lavori. Ma il Pubblico Ministero aveva proposto l’appello e non era follia supporre che la Corte di Bologna avrebbe capovolto la decisione fondata dichiaratamente sulla mancata prova della norma oggetto della contestata violazione (proprio così: “Nel processo de quo non è stata raggiunta la prova certa di quale fosse la normativa applicabile in ragione della classificazione della zona interessata e delle opere di cui al progetto di riqualificazione”). La prudenza suggeriva dunque di confidare nei tempi della giustizia e attendere che maturasse la prescrizione dei due reati contestati (sono contravvenzioni). E irreparabilmente la prescrizione ha appunto chiuso la vicenda nello scorso gennaio. E’ grave offesa alla magistratura lasciare intendere (come non si è trattenuto dal fare, in una recente dichiarazione alla stampa, l’assessore di allora) che il Pubblico Ministero (richiedendo il sequestro dei cantieri edilizi per reati procedibili d’ufficio ed esercitando poi l’azione penale), il Gip (disponendo il sequestro), il Tribunale del riesame, tre magistrati (confermando la misura cautelare) si siano fatti strumento della “fanatica e insensata volontà di Italia
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