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Opinioni Parola d'Autore

Craxi, uomo della sinistra italiana, europea e mondiale

Craxi, uomo della sinistra italiana, europea e mondiale

Dobbiamo riportarlo in Patria da uomo libero e liberato dalle infamie. Solo allora civilmente possiamo passare sulla bilancia della storia grandezza ed errori


5 minuti di lettura

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Sono passati in un lampo venticinque anni dalla morte di Bettino Craxi. Noi socialisti modenesi, al netto di chi ci ha lasciato, siamo ancora a dichiarare il nostro credo nei Comuni e nei luoghi di lavoro. Abbiamo subito una infame caccia condita di falsità, di ingiurie e di luoghi comuni a proposito di soldi, tesori nascosti.
Racconti che oggi restano in forma di barzellette per le quali ci limitiamo ancora a contrattaccare mostrando il palmo delle mani per cui siamo gli unici al mondo politico non averle sporche di sangue. E nella vita politica aver raccolto fondi per la nostra attività e per aiutare tutti coloro che ne avevano bisogno in Italia e nel mondo: Cile, America latina, Polonia, Cecoslovacchia, Spagna. Per noi che c'eravamo e ci siamo da protagonisti di quegli anni, duole di più leggere la mole enorme di scritti portati avanti da vecchi avversari della destra al governo, ma anche da già socialisti avversari dall'interno del partito.
Mi pare di ricordare un tentativo di fare di Craxi un italiano vero per Sigonella non solo è temerario, ma impudico. Craxi era un vero italiano, ma anche amico dell'Occidente a differenza di Almirante e del suo gruppo nei quali militava il senatore Gasparri.
Agli americani disse che nessuno poteva comandare in casa nostra poi per rafforzare l'alleanza diede, con tutti noi, l'ordine di istallare i missili.
Scelta strategica che di lì a poco permise l'accordo con la Russia sul nucleare. Ma, come dicevamo, in questi giorni molti scrivono esaltando Craxi aggiungendo la frase 'nonostante errori'.
E chi non ne commette quando è guidato da coraggio, ma anche da visione politica sul mondo e sui rapporti con le potenze? Personalmente in Cile ho pulito la tomba nascosta al cimitero di Rancagua inseguito dai servizi segreti e Craxi arrivò per portare l'omaggio ad Allende col piglio del combattente, per poi svolgere il giorno appresso un comizio con migliaia di persone.
E lì consegnammo aiuti per tutta la coalizione che poi defenestrò Pinochet.
In tutto il mondo contro ogni dittatore eravamo impegnati a rappresentare la nostra voglia di stare dalla parte della liberta. E' qui che lo scontro nella sinistra, capitanata da Berlinguer, era aspro. Come potevamo tacere contro i carri armati in Ungheria come oggi per la invasione della Ucraina o dei massacri perpetrati in Siria dal deposto dittatore rifugiatosi a casa di Putin? Oggi Craxi avrebbe fatto dichiarazioni di fuoco mettendo la idea socialista avanti tutto senza nascondersi.

Cosi la nobiltà che mette l'uomo prima della Stato che lo guidò nella idea di salvare l'onorevole Aldo Moro. Noi misuriamo Craxi con questo metro: politica e cuore, idee e legittima correlazione e con azioni conseguenti.
E sarà per sempre per chi è socialista nell'anima, una storia realizzata. Si vuol dire che Craxi era tutti noi ieri come oggi. Chi scrive lo ha detto non votando per la sua estromissione da segretario e per continuare ad alta voce a sostenerlo politicamente. Un imprenditore modenese in odore, come tanti allora di socialismo ďichiarato, va in autonomia a far visita a Craxi in Tunisia: di ritorno mi chiama e mi racconta della sorpresa della richiesta di sapere se Cristoni è ancora socialista.
L'imprenditore dice di sì, ma lamenta del fatto che sia troppo amico dei comunisti. Craxi lo blocca dicendogli che non capisce niente e che un socialista sta a sinistra e difende la sua autonomia mettendo sempre in evidenza l'errore dei comunisti.
E mi consegnò il libro su Garibaldi in Tunisia, scritto in francese da Bettino, ricevuto con la esplicita richiesta di consegnarmelo.
A proposito del gran putiferio ideologico scatenato dall'allora PCI e dai mascalzoni che buttavano monetine di fronte all'hotel Raphael a Roma.
Non si dimentica niente di una sofferenza che è entrata nella pelle e che non può essere vissuta come rivalsa contro la fede e scusa per appoggiare la destra. Ma la sofferenza che i socialisti hanno sopportato è lunga e atroce: più hanno prodotto in leggi, proposte, rispetto dello Stato e del suo patrimonio, difesa attiva dei diritti delle donne e del lavoro, aiutato col centro sinistra vero, con una energia economica a favore di imprese e dei lavoratori che ha portato l'Italia fra i primi sette paesi, più una lotta spuria e incivile fondata su bugie, lotte di potere hanno abbattuto Craxi e disperso una generazione di prim'ordine.
Nelle università, nella scuola, nel sindacato, nei corpi intermedi, nella grande famiglia democratica dello Stato è intervenuto un terremoto di rimozioni, ritiri, fughe nelle aziende e decine di morti clamorose e terribili di cui in pochi si sono resi confessi. Un vecchio libro dello scrittore Domenico Porzio, raccogliendo gli ultimi pensieri di Sciascia, dal titolo molto significativo ed evocativo 'Fuoco all'Anima', da me riletto di recente, disegna inquietudini, riprovazione nonchè spirito autocritico di un intellettuale che ama la sua patria, pur criticandola ma avverte che non si può tornare a costruire il nuovo su bugia e pentimenti tardivi.
Ecco l'altro elemento da sottolineare ai cronisti in ritardo e a chi parla per puro interesse politico: ricordare Craxi per il grande statista che è stato solo evitando di prendere una parte che non esiste. Craxi era un uomo della sinistra italiana, europea e mondiale, senza se e ma. Ha dato ai comunisti nelle loro correzioni di sigle il tempo di accorgersi degli errori proponendo e ottenendo la loro iscrizione al PSE e alla internazionale socialista, dopo la caduta del “muro di Berlino” la proposta della unità socialista: in cambio prima Occhetto, poi il duo tragico Veltroni e l'innominabile dirigente della Margherita, col contributo decisivo di D'Alema hanno aderito al gruppo parlamentare socialista con la imposizione del nome democratici.
Col risultato di non far maturare una unità, una ristrutturazione del sistema politico adeguato creando oggettivamente spazi prima a populismi, poi alla vittoria della destra e al rafforzamento di una tendenza europea ed internazionale. Craxi ha voluto essere sepolto in un luogo dove potere guardare la sua nazione, quella Italia il cui padre aveva contribuito a dare la Costituzione Repubblicana dopo lo sfascio creato dal fascismo. Partiamo da qui per dire che dobbiamo riportarlo in Patria da uomo libero e liberato dalle infamie. Solo allora civilmente possiamo passare sulla bilancia della storia grandezza ed errori senza il pericolo di capovolgere la verità a favore di una tendenza xenofoba, guerrafondaia che unisce dittatori e destre di tutto il mondo. Caro Craxi, come allora siamo e rimaniamo socialisti democratici, figli di una generazione forgiata da Turati e irrimediabilmente dalla parte da egli definita dopo Livorno.
Paolo Cristoni - già deputato e dirigente socialista
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