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Nella giornata di ieri la vicepresidente della Regione, Elisabetta Gualmini, a margine di un incontro nella sede di Confartigianato Bologna, ha rilanciato l’ipotesi di riaprire in regione, in versione centro rimpatri, il vecchio CPT e poi CIE di Modena.
'Questa possibilità, come già ribadito con fermezza in precedenza dal Gruppo Consiliare di Modena, non ci convince e non la condividiamo, in quanto non è il modo corretto per gestire il fenomeno migratorio e l’accoglienza, tenendo conto che l’esperienza del passato ci ha insegnato quale esperienza fallimentare sia stata la vecchia struttura in Via Alessandro Lamarmola, protagonista di gravi vicende di violenza che hanno portato alla chiusura nel 2013 - così in una nota i candidati M5S modenesi -. Com’è noto agli atti della cronaca, già al tempo del Cie, più volte era emerso il problema della forte carenza di operatori nella struttura a fronte di continue risse, incendi e danneggiamenti ad opera degli ospiti.
Senza considerare, poi, che la detenzione e la privazione della libertà personale a cui erano sottoposti gli immigrati clandestini in attesa di rimpatrio ha portato a gravi conseguenze, in quanto la struttura presente nel nostro Territorio, non solo non è stata in grado di garantire il rispetto dei diritti umani e della dignità delle persone, oltre alla loro sicurezza, ma ha anche sottratto ai corpi dello Stato, forze dell’ordine impegnate nella protezione della sicurezza pubblica sul territorio'.
'Ad oggi l’Emilia-Romagna è una delle regioni con la percentuale più alta di persone accolte, di conseguenza ripristinare un unico centro rimpatri solo a Modena sarebbe del tutto ingestibile con riguardo ai costi, all’accoglienza degli immigrati irregolari e al personale da impiegare in tale contesto. Il Cie di Modena è stato uno scempio su tutti questi fronti.
E’ costato un enorme quantità di denaro pubblico finito nelle tasche dei gestori privati che si sono alternati negli anni (Il Centro, da ultimo, era finito nelle mani della Cooperativa Oasi, i cui responsabili sono stati rinviati a giudizio per truffa aggravata ai danni dello Stato); non ha aiutato a contrastare l’immigrazione clandestina (Anzi solo una bassissima percentuale degli irregolari presenti in Italia viene rimpatriato attraverso il passaggio nei Cie), non ha migliorato la sicurezza dei modenesi (al contrario la necessità di presidiare il Cie ha sottratto forze dell'ordine dal controllo della città e del territorio)'.
“Tutto questo deve fare riflettere in quanto il ripristino dell’edificio di Modena condurrebbe a un identico risultato fallimentare, alimentando sprechi ed illegalità con pesanti multe (pagate dai cittadini italiani) senza garantire una idonea prevenzione e repressione dei fenomeni illegali legati all’immigrazione. I responsabili di questo fallimento, ossia quei partiti politici che, senza curarsi delle conseguenze vollero aprire questa struttura oggi dovrebbero “come minimo” chiedere scusa ai cittadini modenesi'.