logistica, con i dipendenti delle coop - spesso stranieri - sfruttati in maniera intollerabile.
Credo sia necessario chiamare le cose col proprio nome. Di schiavitù davvero si tratta e fenomeni simili sono indegni per un Paese come il nostro e dispiace che qualcuno (purtroppo anche nel mondo sindacale, penso alla Cisl) voglia difendere o giustificare a tutti i costi un Sistema simile.
Detto questo, per continuare a chiamare le cose col proprio nome, è necessario risalire alle cause di questi fenomeni. Siamo sempre di fronte a imprenditori spietati e senza nessuno scrupolo? Io credo di no. Certamente esistono aziende che sfruttano la situazione (e queste vanno perseguite senza nessun tentennamento), ma credo che il problema sia da ricercare nelle politiche che governano il Lavoro nel nostro Paese.
Di fronte a un mercato dove la concorrenza si basa solo sulle logiche di prezzo si arriva a queste derive. La concorrenza con altri Paesi dove il costo del lavoro in termini di tassazione delle imprese (e a ricaduta sulla busta del lavoratore) crea queste scorciatoie scandalose. Perchè l'alternativa è arrendersi di fronte alle aziende che operano in contesti defiscalizzati o quasi.
E allora la battaglia, gli scioperi, le proteste anche radicali credo vadano portate non solo davanti alle aziende (certamente davanti a quelle che, aggiungendo distorsione alla distorsione, si fanno gioco della legalità) o davanti alla sede di Confindustria, ma anche in modo concreto al tavolo del Governo, al Ministro Poletti (che così in fretta ha dimenticato il suo passato da cooperatore). E' in quel tavolo che si decide quanto costa il lavoro per un imprenditore. L'Italia, lo ricordiamo, ha le tasse sul lavoro più alte d'Europa, e gioco-forza le imprese sono sempre fuori mercato. E a pagarne il prezzo saranno imprenditori e lavoratori. Insieme.