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Gli effetti negativi sociali ed economici già emersi dal rapporto numero 12, si confermano nella tredicesima edizione dell'analisi curata da Ires per conto di CGIL Modena. Una analisi che evidenzia sui settori produttivi un fortissimo rallentamento sia in termini di valore aggiunto (-8%) sia in termini di esportazioni (-8,2%) con tutti i principali comparti dell’export provinciale – dai macchinari al tessile e abbigliamento, dal ceramico agli autoveicoli – che mostrano il segno negativo con l’unica eccezione, parziale, per gli alimentari e soprattutto per i prodotti farmaceutici.
Per quanto riguarda il mercato del lavoro nel 2020, gli occupati calano di circa 4.500 unità, con una flessione più marcata per le donne, i lavoratori autonomi, quelli del settore dell’industria, del commercio, degli alberghi e dei ristoranti; il tasso di occupazione passa dal 69,8% del 2019 al 68,5%, toccando il dato peggiore degli ultimi 5 anni.
In parallelo, il numero di inattivi è aumentato di oltre 8.800 unità (+7,9%).
Considerando l’andamento delle unità di lavoro annue, si può stimare che nel 2020, senza gli ammortizzatori sociali e il blocco dei licenziamenti, il calo degli occupati sarebbe stato di circa 30mila unità, assai più dei circa 4.500 occupati in meno stimati da Istat. I potenziali occupati in meno 'salvati' dal ricorso agli ammortizzatori e dal blocco dei licenziamenti sono stati dunque oltre 25mila.
Per quanto riguarda infine il dato sulla mortalità, tra marzo e dicembre 2020 si registra a livello provinciale un incremento dei decessi del 20% rispetto a quelli abitualmente registrati negli anni precedenti: se a questo si aggiunge il fenomeno della denatalità e dei flussi migratori in diminuzione, la popolazione residente nella provincia di Modena risulta per la prima volta dopo diversi anni in flessione.
La provincia di Modena nel 2019 presenta un consumo di suolo pari all’11,0%, con valori molto alti per i territori di Fiorano (36,4%), Sassuolo (30,5%), Vignola (25,3%) e Modena (25,0%).
Redazione Pressa
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