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Crisi Commercio: associazioni come comitati, firme in prefettura

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Confersercenti e Confcommercio consegnano le 500 firme, per chiedere alle istituzioni maggiori interventi: 'Settore allo stremo. Calo fatturati anche dell'80 per cento'


Crisi Commercio: associazioni come comitati, firme in prefettura
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Alla stregua delle raccolte firme che solitamente vediamo organizzare e inoltrare alle istituzioni da comitati cittadini su temi ambientali, sociali e sulla sicurezza, così, con una petizione, le associazioni Confesercenti e Confcommercio di Modena hanno deciso di richiamare l'attenzione e l'azione delle istituzioni modenesi rispetto alla 'condizione drammatica di migliaia di imprenditori' che oltre ad essere impoveriti dal crollo delle attività e dei fatturati, ridotti anche dell'80%, si sentono abbandonati dalle istituzioni stesse. Cinquecento firme raccolte attraverso una petizione accompagnata dall'hashtag #fatecilavorare consegnate in prefettura al reggente facente funzioni (De Angelis), in attesa dell'arrivo del nuovo Prefetto.

'Alla dr.ssa De Angelis – puntualizzano Confesercenti e Confcommercio - abbiamo rappresentato il fondato timore sulla tenuta di interi comparti, chiedendo alle Istituzioni di cambiare registro: nel rispetto delle misure di sicurezza varate, tutti le aziende del commercio, dei pubblici esercizi e dei servizi alla persona devono poter lavorare'.


'E' urgente mettere in condizione le attività di resistere, consentendo loro di lavorare e ricevere adeguate indennità compensative, perché il rischio di perdere pezzi rilevanti di economia locale non è mai stato così concreto. Questo avrebbe conseguenze drammatiche in termini di perdita di posti di lavoro e di vivibilità delle nostre comunità. A questo si aggiunge il pericolo di infiltrazioni malavitose con il ricorso all’usura e di aumento della microcriminalità, favorito dalla desertificazione dei nostri centri storici'

«Disappunto e rabbia sono i sentimenti dei nostri imprenditori, fiaccati anche dai continui stop and go e dai confusi ed intempestivi avvii di adozione dei provvedimenti, che non lasciano alle aziende la possibilità di organizzare il proprio lavoro, cosicché tante sono in enorme sofferenza, a partire dai pubblici esercizi, per i quali risulta incomprensibile il divieto di poter effettuare servizio a cena' - specificano i Presidenti delle due Associazioni

«Ci sono – proseguono le associazioni - intere filiere economiche a rischio: bar, ristoranti, il comparto del turismo, dell'intrattenimento, dei fieristi, del fitness, così come il commercio extralimentare: dettaglianti, sia in sede fissa che ambulanti, e grossisti che, pur subendo danni economici enormi, per il solo fatto di poter rimanere aperti, non beneficiano di alcun adeguato sostegno. I piccoli negozi – affermano Confesercenti e Confcommercio - sono stati penalizzati dai vincoli alla mobilità delle persone e dall’ utilizzo spinto dello smart working, mentre quelli posti nelle gallerie dei centri commerciali sono costretti alla chiusura nei giorni potenzialmente più redditizi. I numeri sono drammatici, con cali di fatturato annuo anche superiori all’80%. Il commercio modenese ha perso 800 milioni di ricavi nel 2020, la ristorazione altri 750 milioni. Sono a rischio chiusura oltre 3 mila imprese delle 18 mila attive nel terziario: riteniamo non sia accettabile che le nostre categorie siano le sole a farsi carico dell’azione di contrasto alla pandemia, un sacrificio economico e sociale non giustificato dai dati e non accompagnato da adeguate e proporzionate misure compensative».

«Alla dottoressa De Angelis – concludono Confcommercio e Confesercenti – abbiamo chiesto che si possa rendere interprete di rappresentare questo stato di sofferenza al Governo affinché ne tenga debito conto nei provvedimenti che andrà ad assumere: siamo convinti rientri tra i compiti primari dello Stato garantire la sopravvivenza ed il futuro alle imprese del terziario e dei servizi e salvaguardarne la tenuta occupazionale».


Redazione Pressa
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