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'Gli impianti di smaltimento, discariche e termovalorizzatori, sono sempre meno e sempre più saturi, tanto che siamo costretti a esportare all’estero una grossa quantità di rifiuti, soprattutto quelli più complessi da gestire. Soprattutto in Germania per un totale di circa 50.000 tonnellate'. Così Maurizio Giani, direttore mercato industria di Herambiente, nel vorso della presentazione della ‘nuova’ Hasi, Herambiente servizi industriali, che oggi, lunedì, incorporala società toscana Waste Recycling (acquisita alla fine del 2015), per dare vita a quella che è stata definita la “più importante realtà italiana” nel settore dello smaltimento dei rifiuti industriali i termini di clienti (3.000), fatturato (140 milioni all’anno) e di volumi gestiti (un milione di tonnellate all’anno).
La gestione dei rifiuti industriali (che porta con se problemi ambientali ma anche business per chi se occupa costituisce un costo ingente per le aziende costrette di fatto ad esportare all'estero i rifiuti, attraverso soggetti come Herambiente e che gli attuali impianti di smaltimento non riescono a gestire.
Aumentando così oltre ai costi industriali anche quelli ambientali, legate alla movimentazione di decine di migliaia di tonnellate di rifiuti per migliaia di chilometri. 'Per questo il nuovo progetto di incorporazione lanciato da Heraambiente', spiega l'amministratore delegato Andrea Ramonda, garantirebbe una soluzione globale per riuscire a portare il massimo dei rifiuti prodotti a recupero, garantendo la tracciabilità dalla fabbrica al trattamento finale, attraverso la messa a disposizione di 90 impianti, alcuni dei quali consentono il recupero di una buona parte dei rifiuti prodotti, come la colonna di distillazione per acque solventate di Waste recycling a Pisa che, attraverso un vero e proprio processo di distillazione, consente di sperare l’acqua (che una volta depurata può essere reimmessa nell’ambiente) e il solvente, che invece può essere rivenduto per ulteriori lavorazioni.
Un quadro, quello descritto dai due responsabili Herambiente che muovendosi nell'ottica dell'economia circolare rispetto all'impegno sul fronte del recupero di rifiuti, dall'altro, pur indirettamente, evidenzia, ancora una volta, una criticità del sistema stesso, ovvero quello legato all'aumento, anziché ad una auspicata riduzione, nella produzione dei rifiuti, e di quelli speciali di provenienza industriale in particolare. Che non a caso hanno portato, per la prima volta, la quantità conferita all'inceneritore di Modena, che solo per i rifiuti speciali è fissata alla soglia consentita delle 50.000 tonnellate l'anno, al superamento della stessa soglia, con 60.000 tonnellate di rifiuti conferiti. E che ha registrato anche una grossa pressione anche sull'impianto di smalimento di rifiuti speciali Herambiente come quello di via Caruso di Modena distrutto recentemente da un incendio sulle cui cause è ancora aperto un fascicolo della procura.
Gi.Ga.
Nella foto (Dire), i due responsabili Legambiente, Ramonda e Giani
Redazione Pressa
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