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'Rigassificatore Ravenna, la Regione procede: 4 ragioni per dire no'

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Snam vuole installare un rigassificatore galleggiante al largo di Ravenna collegandolo alla rete distributiva nazionale. Rifondazione comunista stronca il piano


'Rigassificatore Ravenna, la Regione procede: 4 ragioni per dire no'
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Si è riunito ieri in Regione il Patto per il Lavoro e per il Clima con la presentazione del progetto FSRU (Floating Storage & Regassification Unit) di Snam per l’installazione di un rigassificatore galleggiante al largo di Ravenna e del collegamento con la rete distributiva nazionale.
La tempistica del progetto presentata da Snam prevede un avvio dei lavori entro il primo quadrimestre del 2023 con l’obiettivo dell’entrata in esercizio della FSRU entro il terzo trimestre 2024.

“Parliamo di un investimento vitale per il Paese - ha detto Bonaccini - di primaria grandezza e di massima urgenza, per il quale sono previste modalità e procedure inedite con cui dobbiamo misurarci. Anzitutto per conciliare interessi primari come quello di avere energia, ma di farlo in piena sicurezza per l’uomo e l’ambiente.

Io aggiungo in massima trasparenza e ricercando il più possibile il confronto e la condivisione: per questo non abbiamo atteso un minuto per portare il progetto all’attenzione delle rappresentanze istituzionali, economiche e sociali, ma anche delle università, dell’associazionismo, delle forze politiche del sistema regionale. Abbiamo un obiettivo comune: arrivare in tempi ridotti, e con procedure inedite, a un impianto imprescindibile per il fabbisogno energetico dell’Italia; la precondizione, naturalmente, è che l’opera sia sicura e sostenibile, che rispetti tutti gli standard di tutela dell’ambiente, del paesaggio e del patrimonio biologico dell’area”.

La bocciatura
Rifondazione Comunista Emilia-Romagna esprime la propria netta contrarietà al progetto. 'Si tratta di una infrastruttura estremamente pericolosa ed impattante per l’ambiente e il clima, che fa fare all’Emilia-Romagna e all’Italia un ulteriore passo indietro verso la transizione ecologica prolungando la dipendenza dalle fonti fossili - scrivono Stefano Lugli e Juri Farabegoli -.

La nostra contrarietà ha diverse ragioni. La nostra prima perplessità è di tipo politico. Capiamo la necessità per il Paese di diversificare le fonti di approvvigionamento delle materie prime in conseguenza al conflitto in Ucraina. Però è evidente che questa necessità è diventata un’urgenza dal momento che il governo Draghi ha deciso di schierare l’Italia non per costruire una pace duratura, bensì per un sostegno pieno e acritico – addirittura inviando armi – al governo Zelensky e all’azione della NATO. Ogni giorno che passa risulta evidente che il proseguimento della guerra giova solo agli Stati Uniti, mentre i danni maggiori, oltre ad essere pagati dai civili ucraini, sono a carico di tutti i Paesi dell’Unione Europea. In secondo luogo, il gas liquefatto oltre a costare molto più di quello gassoso proviene, oltre che dagli USA, da paesi mediterranei o africani la cui situazione è instabile e sono spesso teatro di violazioni di diritti umani, e vincolandoci ad essi rinunciamo ad esercitare le necessarie pressioni per il rispetto del diritto internazionale. La seconda perplessità è di tipo strategico. La scelta che viene assunta oggi non è emergenziale ma di lunga durata, ed è una scelta miope e sbagliata. Sono da realizzare le tubature per il trasporto del gas (8,5 Km in mare e 34 Km a terra) e l’impianto non sarà pronto prima dell’estate 2024. Il rigassificatore non avrà quindi alcun ruolo nell’affrontare l’imminente grave crisi energetica a cui l’Italia sta andando incontro ma assume, anche per l’enorme rilevanza economica che ha (SNAM spenderà solo per l’acquisto della nave 400milioni di dollari), un carattere strutturale almeno per il prossimo decennio. Con questo impianto si sta scegliendo di prolungare la dipendenza dell’Italia dalle fonti fossili e l’Emilia-Romagna sta abbandonando l’obiettivo di essere una regione alimentata nel 2035 al 100% da fonti rinnovabili, obiettivo che essa stessa si è data nel Patto per il lavoro e il clima. La terza perplessità è di tipo economico. La collocazione di una nave di questo tipo (lunga 300 metri e larga 43 per una capacità di stoccaggio di 170.000 metri cubi di gas liquefatto) richiede una zona di limitazione delle attività economiche a diversi livelli che danneggerebbe le attività marittime e quelle legate alla pesca, e anche il turismo risulterebbe danneggiato da una infrastruttura che presenta un impatto ambientale molto pesante sia a mare che a terra. Anche l’impatto sull’occupazione è assolutamente modesto. Si creeranno posti di lavoro temporanei per la realizzazione delle infrastrutture, ma un rigassificatore porta pochissima occupazione, almeno se ci basiamo sull’impianto di Livorno. Siamo dunque convinti che complessivamente l’economia locale riceve uno svantaggio dall’ospitare un rigassificatore. La quarta perplessità è di tipo ambientale e climatico. Stiamo vivendo un’estate caratterizzata da caldo e siccità eccezionale. Da anni vediamo, senza più dubbi, come il cambiamento climatico stia rendendo il nostro Pianeta un luogo sempre più inospitale e l’Emilia-Romagna è una delle regioni in cui gli effetti del cambiamento climatico sono più presenti ed estremi. Sappiamo che l’eccessivo consumo di idrocarburi è una delle cause principali del riscaldamento globale, e sappiamo anche che ridurre i consumi di fonti fossili e cambiare modello di sviluppo è l’unica strada per non essere sopraffatti dal cambiamento climatico. Al contrario, aprire impianti di questo tipo rischia di vincolare ancora di più l’Italia e l’Emilia-Romagna al consumo di gas allontanando ancora di più la fantomatica, ma largamente attesa e necessaria, transizione ecologica. Rifondazione Comunista dell’Emilia-Romagna è pertanto contraria alla scelta di ospitare a Ravenna un rigassificatore ed è contraria anche alla modalità scelta dal Governo di realizzare questa infrastruttura ricorrendo ad un commissario, il presidente Bonaccini. Con la scusa dell’emergenza si taglia il necessario dibattito pubblico e si accelera una procedura di valutazione ambientale su un’infrastruttura impattante e pericolosa che richiederebbe invece la massima cura e il maggior coinvolgimento delle comunità locali. Chiediamo quindi un percorso assolutamente trasparente e obiettivo, che parta dai dati oggettivi e non dalle volontà ideologiche del governo nazionale'.

Il progetto
E’ previsto al largo di Ravenna l’ormeggio di una nave di stoccaggio e rigassificazione galleggiante: la ‘BW Singapore’, acquistata da Snam all’inizio di luglio. Ha una capacità di rigassificazione continua di circa 5 miliardi di metri cubi equivalente a circa un sesto della quantità di gas naturale oggi importata dalla Russia, e uno stoccaggio di 170mila metri cubi di gas naturale liquefatto (GNL). Sarà rifornita ad intervalli regolari, al massimo una volta alla settimana, da navi metaniere.
Inoltre, verranno realizzate alcune infrastrutture per allacciare la nave alla rete di trasporto gas esistente. Il progetto presentato da Snam al Commissario prevede che la nave sia collocata a circa 8,5 km al largo di Ravenna in corrispondenza della piattaforma offshore esistente di Petra (Gruppo PIR), che sarà opportunamente adeguata e ammodernata. Al fine di convogliare il gas verso il punto di interconnessione con la rete nazionale dei gasdotti, posto a circa 42 km dal punto di ormeggio, a nord-ovest della città, il progetto propone di realizzare un collegamento composto da un tratto di metanodotto a mare (sealine) di circa 8,5 km e uno onshore, completamente interrato, di circa 34 km.
 

In allegato: una immagine del presidente Bonaccini durante la presentazione al Patto per il lavoro

Redazione Pressa
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