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A pranzo i tavolini all'aperto di bar e ristoranti, anche di locali rinnomati in luoghi altrettanto rinnomati del centro storico di Modena questa mattina erano semivuoti. Così come i bar. Molti di questi, già aperti, hanno continuato, nonostante la possibilità da oggi nuovamente garantita, di potere consumare al tavolo, pur nel rispetto delle distanze, hanno preferito l'asporto, consumando il proprio pranzo su panchine o aree più isolate. Mentre nei negozi di abbigliamento, fino a ieri tutti rigorosamente chiusi, la scarsa presenza di clienti non ha inficiato l'entusiamo di rivedere i propri locali, la propria merce, di nuovo a disposizione del pubblica. Le tante porte aperte e le serracinesce alzate danno un segnale di speranza e fiducia a prescindere da quanti le varcano. Questa mattina, il centro, era così. Avvolto in una atmosfera quasi sospesa, quasi ancora in attesa di qualcosa che in realtà è già avvenuto.
L'entusiasmo è compensato però dalla preoccupazione, per tanti. Legata ai mancati sostegni e, nonostante questo, alla realtà di dovere sostenere il peso dei costi per la riapertura in sicurezza, tasse, tributi, affitti e, per i proprietari, dell'IMU che sono rimasti tali e quali. Ai quali aggiungere il mancato recepimento, per molti dipendenti, delle cassa integrazione. E il tutto, dopo più di due mesi di incasso zero per i negozi, e di incasso ridotto o comunque tale solo da compensare le spese, per le attività di ristorazione che hanno mantenuto aperta l'attività con consegne a domicilio prima e con l'asporto poi.
Redazione Pressa
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